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SINODO DEI VESCOVI XI ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA
LEucaristia:
LINEAMENTA
INDICE Introduzione: Perché un Sinodo sullEucaristia Il Sacramento della Nuova ed Eterna Alleanza
LEucaristia: un Dono alla Chiesa, sempre da scoprire
LEucaristia: Mistero di fede proclamato
La liturgia dellEucaristia
La Mistagogia eucaristica per la nuova evangelizzazione
LEucaristia: un Dono da adorare
LEucaristia: un Dono per la missione
I Padri della Decima Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, verso la fine dei lavori nellottobre 2001, furono interpellati circa il tema della successiva assemblea e, tra le varie proposte, suggerirono anche largomento eucaristico. Labituale consultazione delle Conferenze Episcopali, delle Chiese Orientali sui iuris, dei Dicasteri della Curia Romana e dellUnione dei Superiori Generali ha a sua volta indicato, con particolare convergenza di pareri, il tema dellEucaristia come prioritario. Anche i membri del Consiglio Ordinario della Segreteria Generale si sono espressi in tal senso. Proprio questo tema il Santo Padre scelse e stabilì di offrire alla meditazione collegiale dei Vescovi riuniti nellUndecima Assemblea Generale Ordinaria. La formula, rievocativa della dottrina e del linguaggio conciliare del Concilio Vaticano II, ha questi termini: Eucharistia fons et culmen vitae et missionis Ecclesiae. Fu poi compito del Consiglio della Segreteria Generale dedicare a questo titolo alcune sessioni lavoro, che, con laiuto di esperti, hanno portato al risultato del presente documento dei Lineamenta. Questo, come è ben noto, è il primo passo della consultazione universale, che permetterà a tutte le Chiese particolari sparse nel mondo di entrare nel processo sinodale con la riflessione, la preghiera e i suggerimenti più opportuni per permettere la preparazione dellInstrumentum laboris che costituirà lordine del giorno dellassemblea sinodale. La consultazione per la futura assemblea sinodale registra una novità nella storia del Sinodo dei Vescovi: il tema. Esso, infatti, corrisponde a quello di una recente Enciclica pontificia sulla Eucaristia nel suo rapporto vitale con la Chiesa Ecclesia de Eucharistia. La circostanza merita considerazione a causa del suo influsso diretto sulla consultazione e sui lavori sinodali veri e propri. Non sorprende che un sinodo sia chiamato a trattare di una materia inclusa nel magistero pontificio ordinario. Quello che desta attenzione è la prossimità cronologica e lidentità promulgativa: è il medesimo Papa che in stretto nesso di tempo scrive di Eucaristia e affida ad un sinodo lo stesso argomento. Tutto questo ha pregnanza di significato per il Pontefice, per i Vescovi, per la Chiesa. È chiaro che lEnciclica manifesta la volontà del Pastore di stimolare i destinatari, la Chiesa universale, a dedicarsi, con nuove energie spirituali e con rinnovato amore, al mistero eucaristico, che è vitale per la Chiesa stessa. In questo atto di magistero ordinario si esprime così la sollecitudine di ripetere al popolo del Signore, con accenti adatti alle condizioni odierne, una verità perenne e necessaria alla sopravvivenza della Chiesa nella storia. Lassemblea sinodale ha scopi consultivi e questa volta i vescovi non sono convocati dal Papa perché diano suggerimenti in vista di interventi dottrinali. Tuttavia esistono abbondanti motivi di riunire i pastori, perché su un argomento tanto decisivo per la vita e la missione della Chiesa manifestino le esigenze e le implicazioni pastorali dellEucaristia nella celebrazione, nel culto, nella predicazione, nella carità, nelle diverse opere in genere. Ma il punto più alto di attenzione è un altro. Stando allevidente analogia dei titoli, è inevitabile domandarsi perché il Papa abbia scelto un tema già trattato. La risposta a questo disagio dialettico sta nellosservazione aggiornata della vita della Chiesa. Esiste oggi nella Chiesa, innegabilmente, una urgenza eucaristica, che fa capo non più a incertezze di formule, come avveniva nel periodo del Concilio Vaticano II, ma alla prassi eucaristica bisognosa oggi di nuova amorosa attitudine fatta di gesti di fedeltà a Colui che è Presente per coloro che oggi continuano a cercalo: Maestro dove abiti?. Si augura pertanto che questi Lineamenta incoraggino le Conferenze Episcopali, le Chiese Orientali sui iuris, i Dicasteri della Curia Romana e lUnione dei Superiori Generali alla riflessione e alla verifica pastorale, invitando anche tutte le componenti della Chiesa a offrire il loro contributo, affinché le risposte al questionario dei Lineamenta siano complete e significative per permettere un fruttuoso lavoro sinodale. Per un adeguato svolgimento del processo sinodale sarà necessario che le risposte arrivino a questa Segreteria Generale entro il 31 dicembre 2004. Con queste risposte continua in tutte le Chiese particolari il cammino del Sinodo, nel quale i Vescovi, come Pastori del gregge, in collegialità tra di loro e con il Papa si preparano a riflettere su questo grande Sacramento del quale vive la Chiesa. 25 febbraio 2004 Jan P. Card. Schotte, C.I.C.M.
Perché un Sinodo sullEucaristia 1. Linvisibile Iddio si è manifestato nel Verbo fatto carne, il Figlio Gesù Cristo; dopo lascensione quello che era visibile del nostro Redentore è passato nei riti sacramentali. [1] Per questo Noi vediamo una cosa e ne intendiamo unaltra. Noi vediamo un uomo (Gesù), ma crediamo in Dio. [2] La Chiesa, sacramento della salvezza di Gesù Cristo per luomo, vive del culto incentrato sul Verbo incarnato, sacramento del Padre; il Canone Romano e lanafora di S. Giovanni Crisostomo, definiscono la S.Messa oblationem rationabilem e logikèn latreían, il farsi evento della parola divina, a cui partecipano lo spirito e la ragione. Colui che è la parola, il Verbo, si rivolge alluomo e attende una risposta comprensibile, ragionevole (rationabile obsequium). Così la parola umana diventa adorazione, sacrificio e ringraziamento (eucharistia). Questo culto spirituale (cf. Rm 12,1) è il cuore della partecipazione attiva e consapevole del popolo di Dio al mistero eucaristico [3] che raggiunge la pienezza con la santa comunione. [4] 2. Il Concilio Vaticano II ha dedicato al Mistero Eucaristico il capitolo III della Costituzione de sacra Liturgia; ma tutto ciò che in questo documento si dice della liturgia, come culmine e fonte dellazione della Chiesa, riguarda massimamente la celebrazione dellEucaristia, la Divina Liturgia come amano dire gli orientali. Il tema del prossimo Sinodo sarà lEucaristia, a cui il popolo di Dio partecipa in forza del battesimo; infatti, essa è il culmine delliniziazione cristiana, ma anche dellazione apostolica, perché presuppone lappartenenza alla comunione della Chiesa; nello stesso tempo è fonte, perché costituisce il nutrimento per la sua vita e la sua missione. [5] Perciò, lenciclica di Giovanni Paolo II Ecclesia de Eucharistia, richiamandosi alla Lettera apostolica Novo millennio ineunte in cui aveva esortato a conoscere, amare e imitare, Cristo, ricorda che un rinnovato slancio della vita cristiana passa attraverso lEucaristia. [6] 3. La VI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi affrontò il tema della Riconciliazione e, nel suo ambito, del Sacramento della Penitenza, mezzo ordinario per ritornare alla comunione con Cristo e con la Chiesa, culminante nellEucaristia. La ricca riflessione è confluita nellEsortazione apostolica post-sinodale Reconciliatio et Paenitentia. Anche la V Assemblea Generale Ordinaria, trattando della famiglia dette attenzione a quella originaria comunione di sangue e di spirito, che trova la sorgente della sua vitalità proprio in un altro sacramento, il matrimonio, mistero grande, segno dellunione tra Cristo e la Chiesa (cf. Ef 5,32). Gli ultimi quattro Sinodi ordinari hanno riflettuto sulle componenti fondamentali della comunione ecclesiale: il laicato, il sacerdozio ministeriale, i consacrati e i vescovi, comunione ecclesiale che lEucaristia presuppone per perfezionarla. [7] Appaiono quindi comprensibili le ragioni di unassemblea sinodale sul Sacramento che manifesta lapostolicità e la cattolicità della Chiesa e ne fa crescere lunità e la santità. Questo permetterà che: a. lEucaristia sia conservata al centro dellattenzione della Chiesa, a livello universale e locale, in particolare nelle parrocchie e comunità, già durante la fase preparatoria del Sinodo; b. la fede nellEucaristia riceva un necessario approfondimento; c. ponendo questo tema preminente, lassemblea sinodale rivesta particolare importanza allinizio del terzo millennio della Cristianità e contribuisca al programma di rinnovamento della vita e della missione cristiana delle persone e delle comunità; d. la speciale attenzione alla S. Eucaristia sempre data dallinsegnamento della Chiesa, dal tempo apostolico, ai padri e agli scrittori sacri medievali; dai concili, in particolare quello dei Concili di Trento e del Vaticano II, fino ai principali documenti interdicasteriali e pontifici, richiamati anche dalla recente enciclica di Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia, sia nuovamente e più profondamente recepita nella sua totalità. 4. Il tema scelto da Giovanni Paolo II per la XI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi è Eucharistia fons et culmen vitae et missionis Ecclesiae. Tra le questioni che dovranno essere oggetto di approfondimento, si segnalano tre in particolare: a. il Figlio di Dio, Gesù Cristo con i gesti nellultima Cena e specialmente con le parole: Fate questo in memoria di me, non ha voluto semplicemente un pasto fraterno, ma una liturgia, vero culto di adorazione del Padre in spirito e verità (cf. Gv 4,24); b. con la riforma liturgica non è andato distrutto il patrimonio secolare della Chiesa cattolica ma si è inteso promuovere, nella fedeltà alla tradizione cattolica, il rinnovamento della liturgia per favorire la santificazione dei cristiani; c. la presenza reale del Signore nel SS. Sacramento è stata voluta da lui stesso perché il Dio Emmanuele fosse oggi e sempre un Dio vicino alluomo, il suo Redentore e Signore. 5. La preparazione alla XI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi e i suoi lavori si collocano allinterno di tutto il magistero e della dottrina dellEucaristia, in particolare nellinsegnamento del Concilio Vaticano II, che ha reso la Chiesa ancora più consapevole che il nostro Salvatore nellultima Cena, la notte in cui fu tradito, istituì il sacrificio eucaristico del suo Corpo e del suo Sangue, onde perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno, il sacrificio della Croce. [8] Come diletta sposa, la Chiesa sa di dover celebrare il memoriale della sua Morte e della sua Risurrezione: sacramento di pietà, segno di unità, vincolo di carità, convito pasquale, nel quale si riceve Cristo, lanima viene ricolmata di grazia e ci è dato il pegno della gloria futura. [9] La dottrina eucaristica, con i suoi fondamenti biblici, patristici e teologici, col suo richiamo catechetico e mistagogico, permea tutti i documenti del Concilio Vaticano II e del magistero post-conciliare e vuole condurre nel mistero della S. Eucaristia e alladorazione di tale mistero, come è profondamente illustrato dalle tradizioni doriente e doccidente, presenti nellunica Chiesa cattolica. Tra i documenti post-conciliari che hanno applicato la Costituzione sulla Sacra Liturgia, resta fondamentale per la comprensione e la celebrazione dellEucaristia, lenciclica Mysterium fidei di Paolo VI, lInstitutio Generalis Missalis Romani, pubblicata nel 1970 e riveduta nel 2000, con le norme da osservare per la S. Messa nel rito romano. In questi testi, oltre che nel Catechismo della Chiesa Cattolica, [10] nei Codici della Chiesa latina [11] e delle Chiese orientali, [12] nellIstruzione per lapplicazione delle prescrizioni liturgiche del Codice dei Canoni delle Chiese orientali pubblicata nel 1996, vi sono gli approfondimenti dottrinali e le indicazioni pastorali che sono stati ultimamente richiamati dallenciclica di Giovanni Paolo II Ecclesia de Eucharistia. [13]
Il Sacramento della Nuova ed Eterna Alleanza LEucaristia nella storia della salvezza 6. Lofferta e il sacrificio fatti a Dio in segno di riconoscenza, domanda, riparazione dei peccati rappresentano nellAntico Testamento il contesto preparatorio remoto dellultima Cena di Gesù Cristo. Questa è richiamata dalla figura del Servo di Jhwh che si offre in sacrificio, versando il suo sangue per la nuova alleanza (cf. Is 42,1-9; 49,8), in sostituzione e a vantaggio dellumanità. Anche i pasti religiosi degli ebrei, in specie quello pasquale memoriale dellEsodo e il banchetto sacrificale, servivano ad esprimere il ringraziamento per i benefici ricevuti da Dio e per entrare in comunione con lui grazie alle vittime sacrificali (cf. 1 Cor 10,18-21). Pure lEucaristia mette in comunione col sacrificio di Gesù Cristo. Inoltre, nella tradizione e nel culto ebraico la benedizione (berakà) costituiva da un lato la comunicazione della vita di Dio alluomo e dallaltro il riconoscimento stupito e adorante dellopera di Dio da parte delluomo. Questo avveniva mediante il sacrificio nel tempio e il pasto in casa (cf. Gn 1,28; 9,1; 12,2-3; Lc 1,69-79). La benedizione era ad un tempo euloghía, cioè lode a Dio, e eucharistía, cioè rendimento di grazie; questultimo aspetto finirà per identificare nel cristianesimo la forma e il contenuto dellanafora o preghiera eucaristica. Gli ebrei avevano anche un pasto sacro o sacrificio conviviale (tôdâ) (cf. per es. Sal 22 e 51), in uso al tempo di Gesù, caratterizzato dal ringraziamento e dal sacrificio incruento del pane e del vino. Si può comprendere così un altro aspetto dellultima Cena, quello di sacrificio conviviale di ringraziamento. Il rito veterotestamentario del sangue versato in sacrificio fa da sfondo al tema dellalleanza che Dio gratuitamente stipula col suo popolo (cf. Gn 24,1-11). Preannunciato dai profeti (cf. Is 55,1-5; Ger 31,31-34; Ez 36,22-28) ed assolutamente necessario per capire lultima Cena e tutta la rivelazione di Cristo, questo stesso rito porta un nome (in ebraico berít tradotto in greco diathéke) che indicherà anche il corpo degli scritti neotestamentari. Infatti, il Signore ha sancito nellultima Cena lalleanza, il suo testamento con i discepoli e tutta la Chiesa. I segni profetici e il memoriale preannunciati nellAT (la cena in Egitto, il dono della manna, la celebrazione annuale della Pasqua) si compiono nei sacramenti o misteri della Chiesa. In essi è contenuta la potenza divina santificante, trasformante e divinizzante della morte e risurrezione del Signore, celebrata ogni domenica, anzi quotidianamente, nella Pasqua cristiana. Dice SantAmbrogio:Ora, fa attenzione se sia più eccellente il pane degli angeli o la carne di Cristo la quale è indubbiamente un corpo che dà la vita Quellevento era figura, questo è verità. [14] Lunico sacrificio e sacerdozio di Gesù Cristo 7. Il fatto storico dellultima Cena è narrato nei vangeli di san Matteo (26,26-28), san Marco (14,22-23), san Luca (22,19-20) e da san Paolo nella prima lettera ai Corinti (11,23-25), che permettono di capire il senso dellevento: Gesù Cristo si dona (cf. Gv 13,1) quale nutrimento delluomo, dà il suo corpo e versa il suo sangue per noi. Questa alleanza è nuova perché inaugura una nuova condizione di comunione tra luomo e Dio (cf. Eb 9,12); inoltre è nuova e migliore dellantica perché il Figlio sulla croce dona se stesso e a quanti laccolgono dà il potere di diventare figli del Padre (cf. Gv 1, 12; Gal 3,26). Il comando Fate questo in memoria di me indica la fedeltà e la continuità del gesto, che deve permanere fino al ritorno del Signore (cf. 1 Cor 11,26). Compiendo questo gesto, la Chiesa ricorda al mondo che tra Dio e luomo esiste unamicizia indistruttibile grazie allamore di Cristo che offrendo se stesso ha sconfitto il male. In tal senso lEucaristia è forza e luogo di unità del genere umano. Ma la novità e il significato dellultima Cena sono immediatamente e direttamente legati allatto redentivo della croce e della risurrezione del Signore, parola definitiva di Dio alluomo e al mondo. In tal modo, Cristo, con il desiderio ardente di fare la Pasqua, di offrire se stesso (cf. Lc 22,14-16) diventa la nostra Pasqua (cf. 1 Cor 5,7): la croce ha inizio nella Cena (cf. 1 Cor 11,26). Ed è la stessa persona, Gesù Cristo, che nella Cena in modo incruento e sulla croce col suo proprio sangue è sacerdote e vittima che si offre al Padre: sacrificio che il Padre accettò, ricambiando questa totale donazione di suo Figlio, che si fece obbediente fino alla morte (Fil 2,8), con la sua paterna donazione, cioè col dono della nuova vita immortale nella risurrezione, perché il Padre è la prima sorgente e il datore della vita fin dal principio. [15] Per questo non si può disgiungere la morte di Cristo dalla sua risurrezione (cf. Rm 4,24-25), con la vita nuova che ne scaturisce e in cui noi veniamo immersi col battesimo (cf. Rm 6,4). 8. Il vangelo di san Giovanni tratta del mistero eucaristico nel capitolo sesto. Su uno schema simile a quello dellultima Cena, è descritto il miracolo dei pochi pani distribuiti ad una folla e nello stesso tempo Gesù parla del pane che dà la vita, cioè la sua carne e il suo sangue che sono vero cibo e vera bevanda; chi ha fede in Gesù Cristo mangia la sua carne e ottiene di vivere in eterno. È difficile capire il discorso sullEucaristia: solo chi cerca Gesù e non se stesso può accedervi (cf. Gv 6,14 s.26). Una tale consapevolezza si è espressa, dopo la Pentecoste, con la riunione assidua dei battezzati fedeli allinsegnamento apostolico, alla comunione fraterna e alla fractio panis (cf. At 2,42.46; 20,7-11), nella Cena del Signore (cf. 1 Cor 11,20). È qui il fondamento della dimensione apostolica dellEucaristia. I racconti neotestamentari dell Eucaristia, vissuta come rendimento di grazie e memoria sacramentale, evidenziano il fatto che, riconoscendo il corpo e il sangue del Signore nella comunione al pane e al vino consacrati, si riconosce la sua presenza. In pari tempo viene ritenuto grave, una vera condanna, il confondere la Cena del Signore con un pasto qualsiasi (cf. 1 Cor 11,29). Inoltre lApostolo dà per conosciuto il fatto che la presenza del Signore nel suo corpo e sangue non dipende dalle condizioni di chi lo riceve e la comunione ad essi forma di tutti un solo corpo, perché da essi fluisce la vita di Cristo; essere un cuor solo e unanima sola (cf. At 2,46; 4,32-33), fino a rendere possibile la comunione dei beni, era la caratteristica della Chiesa apostolica che condivideva gioie e sofferenze dei suoi membri, viveva cioè la carità (cf. 1 Cor 12,26-27). Dal quadro biblico emergono i seguenti punti fermi della verità sullEucaristia, che fanno del sacramento dellaltare ununica realtà sacrificale e sacerdotale: lazione di grazie e di lode al Padre, il memoriale del Mistero pasquale, la presenza permanente del Signore. [16] Lazione di grazie e di lode al Padre 9. Nella memoria della Chiesa, al centro della celebrazione eucaristica, vi sono le parole della presenza di Gesù in mezzo a noi. Questo è il mio corpo, questo è il calice del mio sangue. Gesù offre se stesso come vero e definitivo sacrificio, in cui giungono a compimento tutte le figure dellAntico Testamento. In lui si riceve ciò che era stato sempre desiderato e mai era stato raggiunto. Ma Gesù, nella luce della profezia (cf. Is 53, 11s.), soffre per i molti e mostra che in sé si compie lattesa del vero sacrificio e del vero culto. Lui stesso è quello che sta davanti a Dio, intercede non per se stesso, ma per tutti. Questa intercessione è il vero sacrificio, la preghiera, la celebrazione riconoscente di Dio, in cui restituiamo noi stessi e il mondo. LEucaristia è quindi sacrificio a Dio in Gesù Cristo per ricevere in dono il suo amore. 10. Gesù Cristo è il Vivente e si trova nella gloria, nel santuario del cielo dove è entrato grazie al proprio sangue (cf. Eb 9,12); è nello stato immutabile ed eterno di sommo sacerdote (cf. Eb 8,1-2), possiede un sacerdozio che non tramonta (Eb 7,24s), si offre al Padre e a motivo degli infiniti meriti della sua vita terrena continua ad irradiare la redenzione delluomo e del cosmo che in lui si trasforma e ricapitola (cf. Ef 1,10). Tutto questo significa che il Figlio Gesù Cristo è mediatore della nuova alleanza per coloro che sono stati chiamati alleredità eterna (cf. Eb 9,15). Il suo sacrificio permane in eterno nello Spirito Santo, il quale ricorda alla Chiesa tutto ciò che il Signore ha compiuto come sommo ed eterno sacerdote (cf. Gv 14,26; 16,12-15). San Giovanni Crisostomo nota che il vero officiante della divina liturgia è Cristo: colui che ha celebrato lEucaristia durante quella cena, anche oggi opera lo stesso miracolo. Noi abbiamo lordine di ministri, ma è lui che santifica e trasforma lofferta. [17] Quindi non è unimmagine o una figura di sacrificio, ma un sacrificio vero. [18] Dio si è degnato di accettare limmolazione del Figlio quale vittima per il peccato e la Chiesa prega perché il sacrificio giovi alla salvezza del mondo. Cè una identità piena tra sacrificio e rinnovazione sacramentale istituita nella Cena, che Cristo ha ordinato di celebrare in sua memoria, come sacrificio di lode, dazione di grazie, di propiziazione e di espiazione. [19] Dunque, a causa dellamore sacrificale del Signore la Messa rende presente il sacrificio della Croce, non vi si aggiunge e non lo moltiplica. [20] Quindi latto prioritario è il sacrificio. Ad esso segue il convito nel quale prendiamo in cibo lAgnello immolato sulla Croce. Il memoriale del Mistero pasquale 11. Fare memoria di Cristo significa ricordare tutta la sua vita, perché nella Messa si rendono a loro modo presenti nel corso dellanno i misteri della redenzione, ma specialmente, secondo S. Paolo, lumiliazione (cf. Fil 2), lamore sommo che lo ha reso obbediente fino alla croce. Ogni volta che mangiamo il suo corpo e beviamo il suo sangue annunciamo la sua morte, finché egli venga (cf. 1 Cor 11,26), e anche la sua risurrezione (cf. At 2,32-36; Rm 10,9; 1 Cor 12,3; Fil 2,9-11). Per questo egli è lAgnello pasquale immolato (cf. 1 Cor 5,7-8), che sta ritto in piedi perché è risorto (cf. Ap 5,6). Listituzione dellEucaristia è iniziata nellultima Cena: le parole che Gesù vi pronuncia sono unanticipazione della sua morte; ma anche questa resterebbe vuota, se il suo amore non fosse più forte della morte, per giungere alla risurrezione. Ecco perché la morte e la risurrezione sono chiamate nella tradizione cristiana mysterium paschale. Vuol dire che lEucaristia è molto più di una semplice cena; il suo prezzo è stato una morte che è stata vinta con la risurrezione. Per questo il costato aperto di Cristo è il luogo originario da cui nasce la Chiesa e provengono i sacramenti che la edificano, il battesimo e lEucaristia, dono e vincolo di carità (cf. Gv 19,34). Così nellEucaristia adoriamo Colui che era morto e ora è vivo per sempre (Ap 1,18). Il Canone Romano esprime tutto questo subito dopo la consacrazione: In questo sacrificio, o Padre, noi tuoi ministri e il tuo popolo santo celebriamo il memoriale della beata passione, della risurrezione dai morti e della gloriosa ascensione al cielo di Cristo tuo Figlio e nostro Signore; e offriamo alla tua maestà divina, tra i doni che ci hai dato, la vittima pura, santa e immacolata, pane santo della vita eterna e calice delleterna salvezza. Durante la cena mistica [21] , nella persona di Gesù Cristo coesistono come passato lAntico Testamento, come presente il Nuovo Testamento e come futuro limmolazione imminente. [22] Con lEucaristia entriamo in un altro tempo non più soggetto alla nostra misurazione ma in cui il futuro, illuminando il passato, ci viene offerto come stabilmente presente; perciò il mistero di Cristo, alfa e omega, diventa contemporaneo ad ogni uomo in ogni tempo. [23] Il tempo si è fatto breve (cf. 1 Cor 7,29), aspettiamo la risurrezione dei morti e già viviamo nel cielo. Questo mistero rende cielo la terra. [24] La presenza permanente del Signore 12. In tutti i sacramenti Gesù Cristo agisce attraverso segni sensibili che senza cambiare le apparenze assumono una capacità di santificazione. NellEucaristia, egli è presente col suo corpo e sangue, anima e divinità, donando alluomo tutta la sua persona e la sua vita. NellAntico Testamento Dio, attraverso i suoi inviati, additava la sua presenza nella nube (shekhinà), nel tabernacolo, nel tempio; col Nuovo Testamento, nella pienezza del tempo, egli viene ad abitare tra gli uomini nel Verbo fatto carne (cf. Gv 1,14), diventando realmente Emmanuele (cf. Mt 1,23), parla per mezzo del Figlio, suo erede (cf. Eb 1,1-2). San Paolo, per far comprendere ciò che avviene nella comunione allEucaristia afferma: Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito(1 Cor 6,17), in una nuova vita che proviene dallo Spirito Santo. S. Agostino ha profondamente compreso questo, ma prima di lui Ignazio dAntiochia e, dopo, i monaci e molti mistici e teologi. La Divina Liturgia è questa presenza di Cristo che raduna (ekklesiázon) tutte le creature, [25] le convoca attorno al santo altare e provvidenzialmente le unisce sia a se stesso che fra loro. [26] Dice San Giovanni Crisostomo: Quando stai per accostarti alla sacra mensa, credi che lì è presente il Re di tutti. [27] Per questo ladorazione è inscindibile dalla comunione. Grande è il mistero della presenza reale di Gesù Cristo!. [28] Essa ha per il Concilio Vaticano II il medesimo senso della definizione tridentina: con la transustanziazione il Signore si rende presente nel suo corpo e sangue. [29] I padri orientali parlano di metabolismo [30] del pane e del vino in corpo e sangue. Sono due modi significativi di coniugare ragione e mistero, perché, come ha affermato Paolo VI, la presenza eucaristica costituisce nel suo genere il più grande dei miracoli. [31]
LEucaristia: un Dono alla Chiesa, sempre da scoprire I Padri e Dottori della Chiesa 13. Dallultima Cena la Chiesa è passata allEucaristia, nome preferito rispetto agli altri: Cena del Signore, Frazione del pane, Santo Sacrificio e oblazione, Assemblea eucaristica, Santa Messa, Cena mistica, Santa e Divina Liturgia, [32] per indicare che essa è soprattutto un rendere grazie (dal greco eucharisteĩn). Questo spiega il fatto che lEucaristia comincia a essere celebrata al mattino della domenica da parte dei battezzati, mentre ne sono esclusi i catecumeni e i penitenti. Lo schema celebrativo sembra già delineato nel vangelo di San Luca (cf. 24,25-31): ad Emmaus, la sera di Pasqua, il Signore risorto appare ai discepoli, essi lo ascoltano in modo sempre più profondo, finché non si fa riconoscere nel rendimento di grazie e nella frazione del pane. Nella Traditio Apostolica lEucaristia è rivelazione del Padre nel mistero del suo Figlio che redime luomo e ad un tempo ringraziamento della Chiesa per questa redenzione salvifica. [33] In questo testo, considerato una delle più antiche testimonianze dopo letà apostolica, ripetutamente si menziona la Chiesa, a sottolineare il nesso indissolubile con lEucaristia, e dopo la consacrazione si invoca la presenza dello Spirito Santo che rende degna la Chiesa di compiere lofferta. Limpegno a frequentare lEucaristia per rafforzare la concordia nella fede onde vincere le divisioni provocate da Satana; a viverla nellunità perché una è la carne e il sangue del Signore, uno laltare e il vescovo; a riconoscere in essa la carne di Gesù Cristo che ha sofferto per i peccati ed è risuscitato, è testimoniato da SantIgnazio dAntiochia. [34] Essa è nutrimento spirituale per la vita eterna, sacrificio universale preannunciato dal profeta Malachia, fonte della vera pace. [35] E celebre in San Giustino la descrizione dellEucaristia domenicale, giorno in cui è avvenuta la creazione del mondo e la risurrezione di Gesù Cristo. [36] SantIreneo ricorre allEucaristia per affermare la realtà dellincarnazione, contro lo gnosticismo; sottolinea più volte la presenza reale di Cristo nel corpo e nel sangue e la necessità di nutrirsi di esso perché il nostro corpo risorga. [37] Anche San Cipriano insiste sullidentità del pane e del vino col corpo e sangue di Cristo e su due effetti della comunione: la forza dei martiri e lunità dei cristiani. [38] 14. Con il riconoscimento ufficiale della Chiesa, prese avvio la prima riflessione teologica che determinerà la futura dottrina eucaristica sulla presenza di Cristo, sul modo in cui si realizza e sulla dimensione sacrificale, come è testimoniato dalle catechesi dei Padri che precedevano, accompagnavano e seguivano liniziazione cristiana. San Gregorio di Nissa, ad esempio, sostiene che con la comunione eucaristica si aderisce al corpo di Cristo, mentre con la fede alla sua anima [39] e si riceve limmortalità. Anche il vescovo San Cirillo di Gerusalemme, richiamandosi a San Pietro, ricorda che con lEucaristia siamo fatti partecipi della natura divina. [40] San Giovanni Crisostomo guarda allEucaristia nel contesto delliniziazione battesimale come nutrimento della vita ricevuta e suo sostegno nella lotta a Satana. Particolarmente efficace per la tensione escatologica è questa sua spiegazione: Quando vedi il Signore sacrificato e giacente, e il sacerdote che presiede al sacrificio e prega, e tutti arrossati di quel sangue prezioso, credi ancora di essere tra gli uomini e di stare sulla terra? Ma non ti senti subito trasportato nei cieli e spoglio nello spirito di ogni pensiero della carne, con lanima nuda e con la mente pura, contempli le cose celesti?. [41] Il realismo eucaristico congiuntamente alla virtù santificatrice della passione e risurrezione di Gesù Cristo, nonché lepiclesi che porta allunità di quanti fanno la comunione eucaristica, caratterizzano la riflessione dottrinale e rituale di Teodoro di Mopsuestia; [42] anche per lui la vita battesimale si nutre mediante lEucaristia. Con SantAmbrogio lEucaristia è posta tra leconomia dellAntico Testamento e lescatologia; [43] inoltre, le parole di Gesù pronunciate dal sacerdote, attraverso le quali Egli offre ed è offerto al Padre, provano la sua presenza reale. In vari Padri si trova linizio della riflessione sulla trasformazione della sostanza del pane e del vino. In SantAgostino a proposito dellEucaristia prevalgono le riflessioni sul suo realismo e i suoi simboli, [44] sul nesso con la Chiesa-corpo (Christus Totus) [45] e sulla qualità sacrificale del Sacramento. [46] 15. LEucaristia è il sacramento della presenza di Cristo. Questo, dice San Tommaso dAquino, lo differenzia dagli altri sacramenti. [47] Il termine repraesentare da lui adoperato sta ad indicare che lEucaristia non è un devoto ricordo, ma la presenza effettiva ed efficace del Signore morto e risorto che vuole raggiungere ogni uomo. [48] Il significato del Sacramento è triplice: Il primo riguarda il passato, in quanto commemora la passione del Signore, che è stata un vero sacrificio E per questo si denomina sacrificio. Il secondo riguarda leffetto presente, ossia lunità della Chiesa in cui gli uomini sono raccolti per mezzo di questo sacramento Il terzo significato riguarda il futuro: poiché questo sacramento è prefigurativo della beatitudine divina che si realizzerà nella patria. [49] Nellufficio del Corpus Domini ci ha lasciato la celebre antifona che ripropone liricamente quel significato: O Sacrum Convivium, in quo Christus sumitur, recolitur memoria passionis eius, mens impletur gratia et futurae gloriae nobis pignus datur. Anche S. Bonaventura ha contribuito alla teologia dellEucaristia, insistendo sullo spirito di pietà necessario per comunicarsi a Cristo. Egli ricorda che nellEucaristia, oltre alle parole dellultima Cena, si realizza la promessa del Signore: Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo (Mt 28,20). [50] Nel Sacramento egli è realmente e veramente presente nella Chiesa. Il Sacramento dellunità e santità della Chiesa 16. LEucaristia rivela anche la natura della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, sia a livello locale che universale. La recente enciclica di Giovanni Paolo II Ecclesia de Eucharistia costituisce un atto di magistero illuminante per la comprensione della relazione tra lEucaristia e la Chiesa. La grandezza e la bellezza della Chiesa cattolica consistono proprio nel fatto che essa non rimane ferma ad unepoca o ad un millennio, ma cresce, matura, penetra più profondamente il mistero, lo propone nelle verità da credere e nelle liturgie da celebrare. Anche da questo si vede che in essa continua ad esistere lunica Chiesa di Cristo. S. Agostino spiegava lEucaristia ai neofiti nella notte pasquale così: Deve esservi chiarito che cosè che avete ricevuto. Ascoltate quindi brevemente quel che dice lApostolo o, meglio, Cristo per mezzo dellApostolo, sul sacramento del corpo del Signore: Uno solo il pane, noi siamo un solo corpo sebbene in molti. Ecco: questo è tutto; ve lho detto in fretta; ma, voi, non contate le parole, pesatele!. [51] In questa frase dellApostolo cè, secondo il santo vescovo dIppona, la sintesi del mistero che essi ricevono. Ma, dalle origini della Chiesa si può rilevare la resistenza a questa realtà da parte di quanti preferivano piuttosto rinchiudersi nella loro cerchia (cf. 1 Cor 11,17-22); eppure, lEucaristia, a motivo della sua efficacia unificante [52] aveva il senso permanente di radunare, superare le barriere, condurre gli uomini ad una nuova unità nel Signore. LEucaristia è il sacramento con il quale Cristo ci unisce a sé in un solo corpo e rende santa la Chiesa. Lapostolicità dellEucaristia 17. Il Signore ha lasciato i sacramenti agli Apostoli. Così, la Chiesa li ha ricevuti e da duemila anni li trasmette con la stessa fede apostolica. Dal giorno dellascensione, la Chiesa mantiene lo sguardo fisso sul Signore che ha detto Nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio delluomo che è disceso dal cielo(Gv 3,13). Cristo risuscitato è salito al cielo col suo corpo di carne e glorioso, ma rimane in terra nel suo corpo mistico che è la Chiesa, nelle sue membra (cf. 1 Cor 12,5) e nei sacramenti, specialmente nellEucaristia. Egli aveva preannunciato: Se non me ne vado non verrà a voi il Consolatore(Gv 16,7), che aveva reso possibile il Corpus Verum nellIncarnazione e dà vita al Corpus Mysticum della Chiesa. Lapostolicità dellEucaristia e della Chiesa non è un riferimento meramente storico, ma la manifestazione permanente che Cristo è contemporaneo ad ogni uomo in ogni tempo, [53] e riguarda il nostro mistero di comunione ecclesiale. Lenciclica Ecclesia de Eucharistia riporta lincisiva affermazione di Agostino: voi ricevete quel che è il vostro mistero. [54] Questa presenza, conseguenza dellIncarnazione, è perciò il mistero della fede. In esso si rivela anche il mistero della Chiesa, che nella celebrazione eucaristica è pervasa dallo stupore [55] e portata a contemplare: Ave, verum Corpus natum de Maria Virgine. 18. Il Concilio Vaticano II ha affermato che, attraverso lopera della redenzione presente nel Sacramento dellaltare, cresce la Chiesa. [56] Paolo VI ricorda che nel Messale Romano cè la prova della tradizione ininterrotta della Chiesa romana e la teologia del mistero eucaristico. [57] Giovanni Paolo II, dopo aver richiamato il nesso inscindibile tra Eucaristia e Chiesa col noto aforisma lEucaristia edifica la Chiesa e la Chiesa fa lEucaristia, afferma che quanto si professa della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica nel Simbolo niceno-costantinopolitano si deve applicare allEucaristia e innanzitutto lapostolicità [58] non perché non risalga a Cristo ma perché viene celebrata conformemente alla fede degli Apostoli. [59] Inoltre La successione agli Apostoli nella missione pastorale implica necessariamente il sacramento dellOrdine. [60] Così vissuta, la nota apostolica della Chiesa è intrinseca alla comunione profonda del corpo mistico e causa di trasformazione interiore. Questo fa comprendere ancora di più il fatto che lEucaristia è dono e mistero, che supera radicalmente il potere dellassemblea; [61] non è la comunità a darselo dal suo interno, ma viene alla comunità dallalto. Ciò è ben sottolineato dal fatto dellordinazione del ministro, che la Chiesa dà a una comunità locale, perché egli possa celebrare. Dunque non bisogna dimenticare che, se la Chiesa fa lEucaristia, lEucaristia fa la Chiesa al punto da diventare criterio di conferma per la stessa retta dottrina. [62] Anche per questo lEucaristia è un dono da scoprire personalmente come comunione con Cristo, profondità del mistero e verità esistenziale. La cattolicità dellEucaristia 19. Non meno importante è la cattolicità dellEucaristia, ovvero la sua relazione con la Chiesa universale e locale. La comunione, che non a caso è diventato uno dei nomi specifici di questo eccelso sacramento, [63] sta ad indicare anche la natura della Chiesa. Se è vero che la Chiesa continuamente vive e cresce [64] dellEucaristia e in essa si esprime, tuttavia la sua celebrazione non può essere il punto di avvio della comunione ecclesiale, che presuppone come esistente, per consolidarla e portarla a perfezione. [65] Il Concilio Vaticano II ricorda che la comunione cattolica si esprime nei vincoli della professione di fede, della dottrina degli Apostoli, dei sacramenti e dellordine gerarchico. [66] Essa esige quindi un contesto di integrità dei legami anche esterni di comunione, [67] in special modo il battesimo e lordine. LEucaristia come sacramento è tra questi vincoli necessari, ma perché sia visibilmente cattolica deve essere celebrata una cum Papa et Episcopo, principi di unità visibile universale e particolare. È una esigenza intrinseca della celebrazione del Sacrificio eucaristico, che per il carattere stesso della comunione ecclesiale, pur celebrandosi sempre in una particolare comunità, non è mai celebrazione di quella sola comunità, ma immagine e vera presenza della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. [68] 20. Nei primi secoli di diffusione del cristianesimo si dava massima importanza al fatto che in ogni città vi fosse un solo vescovo, un solo altare, quale espressione dellunità dellunico Signore. Egli si dà nellEucaristia tutto intero in ogni luogo e, per questo, dovunque viene celebrata, essa rende presente pienamente il mistero di Cristo e della Chiesa. Infatti Cristo, che è in ogni luogo un unico corpo con la Chiesa, non può essere ricevuto nella discordia. Proprio perché il Cristo è inseparato e inseparabile dalle sue membra, lEucaristia ha senso solo se essa è celebrata con tutta la Chiesa. Paolo VI, nella Costituzione apostolica Missale Romanum del 1969, esprimeva lauspicio che il messale, rinnovato a norma del Concilio Vaticano II, fosse accolto come mezzo per testimoniare e affermare lunità di tutti ed esprimere, nella varietà delle lingue, una sola e identica preghiera. Qui si trova il senso dellosservanza delle norme liturgiche e canoniche riguardanti lEucaristia. La Chiesa, quando detta le norme per lEucaristia, considera rivolto a se stessa lordine dato da Gesù agli Apostoli di preparare la Pasqua (cf. Lc 22,12). Dunque : Lintimo rapporto esistente tra gli elementi invisibili e gli elementi visibili della comunione ecclesiale è costitutivo della Chiesa come sacramento di salvezza. Solo in questo contesto si ha la legittima celebrazione dellEucaristia e la vera partecipazione ad essa. Perciò risulta unesigenza intrinseca allEucaristia che essa sia celebrata nella comunione, e concretamente, nellintegrità dei suoi vincoli.
[69]
LEucaristia: Mistero di fede proclamato Il Magistero della Chiesa cattolica 21 . La tradizione apostolica e patristica doriente e doccidente è la fonte primaria a cui ha attinto il magistero conciliare e pontificio della Chiesa cattolica, per precisare la fede nellEucaristia e per rispondere alle deviazioni dottrinali e pastorali che di volta in volta si presentavano. Il concilio di Trento in particolare, in tre decreti, ha definito la dottrina eucaristica dopo la Riforma protestante, preoccupandosi particolarmente della presenza vera, reale e sostanziale del Signore Gesù, vero Dio e vero uomo, sotto le specie del pane e del vino. Ha pure affermato che il corpo del Signore è presente non solo nel pane ma anche nel vino, e il suo sangue è presente non solo nel vino ma anche nel pane. Inoltre in entrambe le specie il Signore Gesù Cristo è presente anche con la sua anima e con la sua divinità. Dunque Cristo, Verbo del Padre, vero Dio e vero uomo, è presente tutto intero sotto le due specie e in ciascuna parte di esse. [70] Il medesimo concilio definisce anche la transustanziazione, [71] il modo di ricevere la comunione [72] e il rapporto tra il sacrificio incruento della Messa e quello cruento della croce. [73] Ha pure affermato che sarebbe delittuoso e indegno intendere in modo figurato, tipologico e metaforico le parole dellistituzione e il comando di farne memoria. [74] Inoltre listituzione del sacrificio eucaristico rende presente il sacerdozio di Cristo, mentre la forza redentrice della croce ottiene agli uomini il perdono dei peccati per i vivi e per i defunti. [75] La natura sacrificale della Messa, approfondita dalla Mediator Dei di Pio XII, [76] è riaffermata dal Concilio Vaticano II: Cristo è lunico sacerdote, i ministri agiscono in suo nome, ripresentano lunico sacrificio del Nuovo Testamento nellattesa della sua venuta [77] che rigenera continuamente la Chiesa; essi , validamente ordinati, [78] agiscono in persona Christi. [79] La natura dellEucaristia. 22. Il Concilio Vaticano II, partendo dalla dottrina tridentina sullEucaristia, chiarisce i vari modi della presenza di Cristo, mentre illustra specificamente le differenti caratteristiche della presenza eucaristica. [80] Così, lopera della redenzione compiuta una volta per sempre da Gesù Cristo continua ad estendere i suoi effetti ogni volta che sullaltare si fa memoria del sacrificio della croce, nel quale Cristo nostra Pasqua è stato immolato. [81] Quanto agli effetti sacramentali, lEucaristia completa ledificazione della Chiesa, corpo di Cristo, e la fa crescere; [82] ha quindi effetti salvifici sui membri della Chiesa, conferendo ad essi la grazia dellunità e della carità, in quanto lEucaristia è cibo spirituale dellanima, antidoto del peccato, inizio della gloria futura e fonte di santità. Paolo VI ha riaffermato nellenciclica Mysterium fidei che la Messa è sempre azione di Cristo e della Chiesa, anche quando è celebrata eccezionalmente in privato, cioè dal solo sacerdote. Cristo non è presente in modo spirituale o simbolico, ma realmente nellEucaristia, che è sorgente dellunità della Chiesa, suo corpo. [83] Secondo la fede che la Chiesa ha professato dallinizio, lEucaristia, diversamente dagli altri sacramenti, è la carne del nostro salvatore Gesù Cristo che ha patito per i nostri peccati e che il Padre per sua benignità ha risuscitato. [84] Quanto alla transustanziazione delle specie, oltre che nellenciclica, anche nella Professione di fede Paolo VI ne ribadisce il legame causale con la presenza: Cristo si fa presente nellEucaristia per una conversione di tutta la sostanza delle due specie. [85] Linsegnamento di Paolo VI apporta un approfondimento allargomento della transustanziazione in quanto dichiara che dopo questa mutazione sostanziale le due specie acquistano nuovo significato e nuovo fine in quanto contengono una nuova realtà che giustamente denominiamo ontologica. [86] LEucaristia e lincarnazione del Verbo 23. Gesù è il Figlio di Dio corporeamente presente in mezzo agli uomini. Questo non solo è stato affermato da lui, ma testimoniato concordemente dallo Spirito e dal Padre, soprattutto nel battesimo e nella trasfigurazione. Il Signore ha una presenza quotidiana, tutti i giorni fino alla fine del mondo (Mt 28,20), attraverso le epoche storiche. Questa presenza originata dal Padre e continuamente riferita a lui diventa contemporanea ad ogni uomo in ogni tempo, grazie allo Spirito. La pienezza divina del Verbo della vita era nellumanità di Gesù di Nazareth. Dopo la sua ascensione (cf. Mc 16,19-20; Lc 24, 50‑53; Atti 1,9-14) resta nel mistero dellEucaristia, sacramento massimo della Presenza di Dio all'uomo. Lascensione, infatti, non significa la scomparsa di Cristo in un cielo chiuso; lapertura del cielo sta ad indicare un modo per ritornare: Proprio allora il Figlio dellUomo fu conosciuto nella maniera più eccelsa e più santa come Figlio di Dio: essendosi infatti ritirato nella gloria della maestà paterna, egli iniziò in modo ineffabile ad essere ancor più presente (praesentior) con la sua divinità benché fosse più lontano con la sua umanità Quando sarò asceso al Padre mio, allora tu potrai toccarmi in maniera più perfetta ed eccelsa . [87] Quindi, a partire dall'ascensione Gesù Cristo non è assente dal mondo, ma è presente in modo nuovo. Cristo aveva detto: Non mi vedrete più finché non direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore (Mt 23,39). Il calice della benedizione fu ripreso in mano dagli apostoli, dopo che egli ritornò risorto in mezzo a loro; da quel momento la Chiesa, quando si raduna, sempre lo acclama benedetto e nella liturgia, dopo il triplice Santo, aggiunge Benedetto colui che viene nel nome del Signore. 24. Dunque, la fede cristiana non consiste solo nel credere allesistenza di Dio o della persona storica di Gesù, ma nel fatto che, in lui, il Verbo di Dio si è fatto carne e continua ad abitare tra noi. Allinizio della sua vita terrena con un corpo mortale dalle proprietà legate allo spazio e al tempo, poi con un corpo risorto non più vincolato ad esse. Infatti, il Risorto entra a porte chiuse, supera in un baleno distanze rilevanti, per farsi riconoscere, udire, vedere e toccare dai suoi. Dal momento della risurrezione e dellascensione la sua presenza è una realtà nuova. Questo metodo di Dio, che attraversa la storia giungendo ad ogni uomo, sembra apparire nella prima lettera di San Giovanni: Quel che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo di vita, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi (1 Gv 1,1‑3). E SantAmbrogio commenta: proviamo la verità del mistero con il mistero stesso della incarnazione. Forse che fu seguito il corso ordinario della natura quando Gesù Signore nacque da Maria? Ebbene, quello che noi ripresentiamo è il corpo nato dalla Vergine .E la vera carne di Cristo che fu crocifissa, che fu sepolta. E dunque veramente il sacramento della sua carne. [88] Per questa ragione, la verità e realtà dellincarnazione del Verbo è a fondamento del Corpo eucaristico e del Corpo ecclesiale, [89] della dottrina eucaristica e della teologia sacramentaria. SantIlario affermava che come è vero che il Verbo si è fatto carne (cf. Gv 1,14), così è vero che con il cibo eucaristico noi riceviamo il Verbo fatto carne. [90] Dunque,come Giovanni Paolo II ricorda,LEucaristia, mentre rinvia alla passione e alla risurrezione, si pone al tempo stesso in continuità con lIncarnazione. Maria concepì nellannunciazione il Figlio divino nella verità anche fisica del corpo e del sangue, anticipando in sé ciò che in qualche misura si realizza sacramentalmente in ogni credente che riceve, nel segno del pane e del vino, il corpo e il sangue del Signore. [91] Luci e ombre nella comprensione del Dono 25. Il magistero del papa e dei vescovi, dopo il Concilio Vaticano II, è puntualmente intervenuto per incoraggiare lapplicazione della riforma liturgica e per valutarne gli esiti. Nellenciclica Ecclesia de Eucharistia Giovanni Paolo II, dopo aver additato tra le luci soprattutto la partecipazione dei fedeli alla liturgia, con profondo dolore indica anche le ombre: in alcuni luoghi il discredito del culto di adorazione eucaristica e gli abusi che contribuiscono ad oscurare la retta fede e la dottrina cattolica su questo mirabile Sacramento. [92] Bisogna distinguere la luce dellEucaristia come sacramento, dalle ombre che invece sono opera umana. Ad esempio, nella catechesi e nella prassi eucaristiche si notano insistenze unilaterali sul carattere conviviale dellEucaristia, sul sacerdozio comune, sullannuncio ritenuto per sé solo efficace, su riti eucaristici ecumenici contrari alla fede e alla disciplina della Chiesa. Nel rispetto delle tradizioni rituali, è necessario ricuperare lunità complessiva del mistero eucaristico che comprende, la parola di Dio proclamata, la comunità riunita col sacerdote celebrante in persona Christi, il rendimento di grazie a Dio Padre per i suoi doni, la transustanziazione del pane e del vino nel corpo e nel sangue del Signore, la sua presenza sacramentale in forza della parola consacratrice di Gesù, lofferta al Padre del sacrificio della croce, la comunione al corpo e al sangue del Signore risorto. Dice il Papa: Il Mistero eucaristico sacrificio, presenza, banchetto non consente riduzioni né strumentalizzazioni; va vissuto nella sua integrità Allora la Chiesa viene saldamente edificata e si esprime ciò che essa veramente è. [93] 26. Ancora lenciclica chiarisce: La Chiesa vive continuamente del sacrificio redentore e ad esso accede non soltanto per mezzo di un ricordo pieno di fede, ma anche in un contatto attuale, poiché questo sacrificio ritorna presente, perpetuandosi sacramentalmente, in ogni comunità che lo offre per mano del ministro consacrato. [94] LEucaristia contiene lenergia dello Spirito che si trasmette alluomo nella comunione e nelladorazione del Signore realmente presente. La vita di grazia si trasmette attraverso segni sensibili in ogni sacramento, ma con più evidenza nellEucaristia. La Chiesa non si dà la vita da sola, non si edifica da se stessa; vive di una realtà che la precede, cioè lazione congiunta e inseparabile del Figlio e dello Spirito Santo, che è allorigine della Chiesa, del suo costituirsi e del suo permanere, è operante nellEucaristia. [95] Pertanto la Chiesa non nasce dal basso, perché la communio è grazia, dono che viene dallalto. La Chiesa ha ricevuto lEucaristia da Cristo suo Signore non come un dono, pur prezioso fra tanti altri, ma come il dono per eccellenza, perché dono di se stesso, della sua persona nella sua santa umanità, nonché della sua opera di salvezza. Questa non rimane confinata nel passato, giacché tutto ciò che Cristo è, tutto ciò che ha compiuto e sofferto per tutti gli uomini, partecipa delleternità divina e perciò abbraccia tutti i tempi. [96] LEucaristia signum unitatis 27. Convenite in ununica fede e in Gesù Cristo , dice SantIgnazio dAntiochia, spezzando un unico pane che è farmaco dimmortalità. [97] Per San Giovanni Crisostomo è questa lunità della fede: quando tutti siamo una cosa sola, quando tutti insieme riconosciamo ciò che ci lega. [98] Lunità della fede ricevuta nel battesimo è il presupposto per essere ammessi allunità della divina Eucaristia, perché con essa entriamo in comunione con Colui che crediamo consustanziale al Padre, secondo la fede che abbiamo in Lui. Come sarebbe dunque possibile comunicare a Cristo assieme a persone che in ordine a lui hanno un credo diverso? Diventeremmo rei del corpo e sangue del Signore (cf. 1 Cor 11,27). La Chiesa, che è madre, avverte il dolore e lamore per ogni uomo, non credente, catecumeno, lontano dalla fede, ma non ha il potere di dare la comunione ai non battezzati, né agli eterodossi e agli immorali. [99] Ricevendo lunico Pane, entriamo in questa unica vita e diventiamo così un unico Corpo del Signore. Frutto dellEucaristia è lunione dei cristiani, prima dispersi, nellunità dellunico pane e dellunico corpo. E per questa stessa ragione essa può essere ricevuta solo nellunità con tutta la Chiesa, superando ogni separazione religiosa o morale. [100] 28. In questa prospettiva dovremmo trattare della cosiddetta intercomunione con la dovuta umiltà e pazienza. Invece di certi esperimenti che privano il mistero della sua grandezza, riducendo la Eucaristia a uno strumento nelle nostre mani, è preferibile disporsi, nella preghiera comune e nella speranza, a rispettare le esigenze derivanti dal suo essere Sacramento della comunione nella fede e nella successione apostolica . [101] Con le Chiese ortodosse condividiamo la stessa fede eucaristica, perché hanno veri sacramenti. [102] Perciò, in certi casi la comunione eucaristica è possibile, [103] tuttavia, resta da considerare attentamente la relazione tra ospitalità eucaristica e proselitismo. Anche comunità ecclesiali della Riforma, soprattutto luterane, credono alla presenza di Cristo durante la celebrazione, ma a causa della mancanza del sacramento dellordine non hanno conservato la genuina e integra sostanza del mistero eucaristico. [104] Ci sono avvicinamenti, ma non abbiamo ancora un pieno consenso. Perciò soltanto in casi di bisogno spirituale un membro non cattolico ben preparato, cioè che professi la stessa fede nellEucaristia, può accostarvisi; mentre un cattolico può farlo solo se il ministro è validamente ordinato. [105]
La liturgia dellEucaristia Il centro della liturgia cosmica 29. Lincarnazione del Signore e la sua ascensione hanno reso possibile la comunicazione tra cielo e terra, adombrata nella visione della scala di Giacobbe (cf. Gn 28,12) e preannunciata da Cristo stesso (cf. Gv 1,51). LApocalisse, con laltare dellAgnello al centro di Gerusalemme che scende dal cielo sulla terra, è larchetipo del culto cristiano: esso è adorazione di Dio da parte delluomo e comunione delluomo con Dio. [106] Il Canone Romano nellinvocazione Supplices te rogamus menziona laltare del cielo, perché di là scende la grazia di Colui che è il Risorto e il Vivente e si compie il meraviglioso scambio che salva luomo. Cristo è il catholicus Patris sacerdos, [107] attraverso la cui umanità lo Spirito Santo trasmette la vita divina al creato e alluomo e la porta a perfezione. La natura umana di Cristo è fonte di salvezza, egli è il sommo liturgo e sacerdote. Secondo gli orientali, la presenza della Trinità conferisce alla sinassi eucaristica la qualità di convegno della terra e del cielo: la tenda di Dio con gli uomini (Ap 21,3). Dice San Dionigi lAreopagita che Dio è chiamato bellezza perché chiama (kaleí) a sé tutte le cose e tutte le raccoglie (synagheí) insieme. [108] I termini greci sono sinonimi della convocazione ecclesiale. La presenza di Cristo là dove si riuniscono i fedeli per lEucaristia rende la terra cielo: Questo mistero trasforma per te la terra in cielo Ti mostrerò infatti, sulla terra ciò che nel cielo esiste di più venerabile Ti mostro non gli angeli, non gli arcangeli, ma il loro stesso Signore . [109] Dunque si può sperimentare fortemente il carattere universale e, per così dire, cosmico. Sì, cosmico! Perché anche quando viene celebrata sul piccolo altare di una chiesa di campagna, lEucaristia è sempre celebrata, in certo senso, sullaltare del mondo. Essa unisce il cielo e la terra. Comprende e pervade tutto il creato. [110] Quando lEucaristia è validamente celebrata 30. Il sacramento è un segno sensibile della realtà sacra e forma visibile della grazia invisibile. [111] Non sembri desueta questa definizione del concilio di Trento, perché serve ancora a ricordare gli elementi di cui si compone necessariamente anche il sacramento eucaristico: il ministro, i riceventi e il gesto sensibile. Quanto agli elementi, il gesto dellEucaristia è possibile solo col pane, col vino e alcune gocce dacqua che esprimono lunione del popolo santo col sacrificio di Cristo, [112] anche se, per la validità del gesto, lacqua non è necessaria. [113] Quanto alla formula, per la fede cattolica, sono essenziali e necessarie solo le parole della consacrazione. [114] Il ministro è il sacerdote validamente ordinato. [115] In modo valido possono ricevere lEucaristia solo i battezzati, per i quali, secondo la tradizione latina, è richiesto luso di ragione, onde conoscere per quanto è possibile i misteri della fede e accostarvisi con retta intenzione e devozione. È richiesto anche lo stato di grazia, che dopo il peccato mortale, si ottiene con la confessione sacramentale. [116] Da tutto questo si comprende che la liturgia non è una proprietà privata da sottoporre alla propria creatività per le celebrazioni comunitarie come anche per quelle con pochi o senza fedeli. [117] La forma della Messa concelebrata da più ministri, nella quale si manifesta massimamente lunità del sacerdozio, del sacrificio e del popolo di Dio, è regolata nel rito romano da norme precise. [118] Nei riti orientali come alta espressione di unità, è sconsigliata in particolare quando il numero dei concelebranti sia sproporzionato rispetto a quello dei fedeli laici presenti. [119] 31. Il capitolo I dellInstitutio Generalis Missalis Romani, trattando della Importanza e dignità della celebrazione eucaristica, dichiara che essa, in quanto azione di Cristo e del popolo di Dio gerarchicamente ordinato, è il centro di tutta la vita cristiana per la Chiesa universale, per quella locale e per i singoli fedeli. Alcuni principali elementi e parti della S. Messa [120] in gran parte comuni a tutti i riti, doriente e doccidente, evidenziano il profondo simbolismo e la dimensione pastorale dellEucaristia, che non permettono né le interpretazioni parziali o errate della cosiddetta creatività liturgica, né la critica di ciò che è legittimo. Latto penitenziale 32. Proprio del rito romano, questo atto ha lo scopo di disporre ad ascoltare la Parola di Dio e a celebrare degnamente lEucaristia. Nei riti bizantino, armeno, siro-antiocheno vi sono orazioni preparatorie del sacerdote, accanto a gesti di purificazione (lavabo, incenso), che sono propri anche dei riti maronita, caldeo e copto. Le formule proposte dal Messale Romano favoriscono il riconoscimento del nostro stato di peccatori, il discernimento per la contrizione del cuore e acuiscono il desiderio del perdono di Dio e dei fratelli. Non si può parlare di esame di coscienza, che richiede tempo e approfondimento personale ed è una condizione della confessione sacramentale. Latto penitenziale si conclude con linvocazione della misericordia di Dio. [121] La Parola di Dio e il Simbolo di fede 33. Nella prima parte della Messa, secondo i riti orientali, si vive il mistero dellincarnazione del Verbo, che entra nel mondo, per farsi ascoltare e per nutrire luomo. Con il cibo e la bevanda eucaristici, come dice la Didaché, ci viene offerta e riceviamo la conoscenza di Dio. [122] Il Vangelo ha per oggetto la Parola, il Verbo, lannuncio gioioso (euaggélion) che Dio è sceso sulla terra per donarci il cibo che non muore. LEucaristia ci rende amici di Cristo che è la Sapienza di Dio. E il Vangelo della speranza! [123] In risposta a questannuncio, dopo lomelia, per i latini e gli armeni, o dopo il trasferimento dei Doni per i bizantini e gli altri orientali, si proclama il simbolo di fede. [124] Esso non può essere interpolato o mutato: è uno dei vincoli necessari per avvicinarsi allEucaristia, perché la mensa della Parola e quella dellEucaristia [125] sono una unica mensa dellunico Signore, e richiedono un solo atto di culto. [126] La presentazione dei Doni 34. Nel rito romano la liturgia eucaristica incomincia con la preparazione dei doni. In questo momento assumono un ruolo importante i fedeli laici, che portano il pane e il vino fino al presbiterio, dove il sacerdote li riceve per offrili a Dio Padre. È ammessa anche la possibilità di offrire altri doni la cui finalità è di aiutare i poveri o altre chiese. La presentazione del pane e del vino, insieme ai doni destinati alla carità, sottolinea il forte legame tra lEucaristia e il comandamento dellamore. Tuttavia, la liturgia prevede che il pane e il vino siano collocati direttamente sullaltare, mentre gli altri doni non siano deposti sulla mensa eucaristica, ma fuori di essa, in un luogo adatto; e ciò per esprimere la dovuta venerazione per gli elementi che poi si convertiranno nel corpo e nel sangue del Signore. [127] Nella liturgia bizantina si pone sullaltare, oltre alle tovaglie, un lino sacro, nel quale è raffigurata la deposizione di Cristo dalla croce; vi vengono posati i Doni, che diverranno il corpo e sangue del Signore, con un gesto che rappresenta la sua passione immacolata e la sua sepoltura. [128] Il sacerdote, per essere degno di offrirli per se stesso e per i peccati del popolo, dopo il Grande Ingresso rivolge al Padre una supplica. Egli deve essere alieno dal peccato (amartía); non per natura, ma per la dignità del sacerdote. [129] Poi ha luogo lincensazione dei santi Doni, prefigurazione della discesa dello Spirito Santo su di essi [130] e della preghiera di adorazione che in Cristo ascende al Padre. La preparazione e presentazione dei Doni non è appena un momento funzionale, ma parte integrante del Sacrificio, altamente simbolica. La Preghiera eucaristica 35. Il sacerdote, o il diacono nei riti orientali, introduce la preghiera eucaristica con linvito: In alto i nostri cuori. Nelle Costituzioni Apostoliche si dice: Rivolti verso il Signore, con timore e tremore stiamo in piedi ad offrire loblazione. [131] Il dialogo serve, dice San Giovanni Crisostomo perché possiamo presentare eretta in piedi la nostra anima davanti a Dio, eliminando la prostrazione indotta dagli affari della vita quotidiana Pensa accanto a chi stai, in compagnia di chi ti accingi ad invocare Dio: in compagnia dei Cherubini Nessuno dunque partecipi a quegli inni sacri e mistici con un fervore rilassato Ma ciascuno, sradicando dal proprio spirito tutto ciò che appartiene alla terra e trasferendosi tutto nel cielo, come se si trovasse accanto al trono stesso della gloria e volasse assieme ai Serafini, offra in questo modo linno santissimo al Dio della gloria e della magnificenza. Ecco perché veniamo esortati a stare composti in quel momento.., ossia a stare con terrore e tremore (Fil 2, 12), con unanima desta e vigilante. [132] Proprio questa elevazione è significata nel termine anáfora: lazione dei credenti di trasferire in alto i cuori. [133] I Doni non vengono portati appena sullaltare terreno, ma sollevati fino allaltare celeste e questo deve avvenire in pace, nello spazio della pace imperturbabile del cielo. [134] Inoltre, il sacrificio va offerto con ununica finalità, lamore e la misericordia. Questo lo rende gradito al Signore. È sacrificio di lode perché esalta lamore del Signore. [135] 36. I fedeli si uniscono rispondendo: È cosa degna e giusta. Osserva San Giovanni Crisostomo: Il rendere grazie, lEucaristia, è un atto comune: non ringrazia infatti il sacerdote soltanto, ma tutto il popolo. Prende per primo la parola il sacerdote; i fedeli esprimono, subito dopo, il loro assenso: E cosa degna e giusta. Solo allora il sacerdote comincia lazione di grazie, lEucaristia. [136] Così si esprime la partecipazione del popolo di Dio, il suo avanzamento verso la Chiesa celeste, che culmina nel Sanctus, linno di vittoria (epiníkion), fusione dellinno angelico nella visione di Isaia e dellacclamazione del popolo di Gerusalemme al Signore che entrava nella Città Santa per la sua volontaria passione. Al termine dellanafora i fedeli rispondono con lAmen alla dossologia trinitaria e con questa esclamazione si appropriano di tutte le espressioni del sacerdote. [137] L istituzione dellEucaristia 37. Il Signore alla vigilia della sua passione prese il pane, rese grazie, lo spezzò . e disse. Il comando Fate questo in memoria di me rivolto agli Apostoli, che alla Cena mistica rappresentano tutta la Chiesa, a cominciare dai loro successori, si riferisce allinsieme dellatto eucaristico. Il suo culmine è nella conversione del pane e del vino in corpo e sangue del Signore e nella fede nelle sue parole. Sin dalle origini la Chiesa compie solennemente i gesti del Signore, scomponendoli per meditarli uno ad uno, quasi per istruirsi sempre di nuovo sul loro significato: la presentazione dei Doni, la consacrazione, la frazione e distribuzione della Comunione. [138] Per questo le parole Prendete e mangiate non includono simultaneamente il gesto della frazione dellostia; in tal caso dovrebbe esserci subito la comunione. Invece, in questo momento altamente mistico la liturgia indica al celebrante di inchinarsi e proferire le parole con voce chiara, non alta, perché sia favorita la contemplazione, come fa il Vescovo, nel Giovedì Santo, quando alita sul crisma. Il celebrante nel modo di comportarsi e di pronunciare le parole divine deve far sentire ai fedeli la presenza viva di Cristo. [139] In questo momento, infatti, si compie il Sacrificio sacramentale. [140] Lepiclesi sui Doni consacrati 38. Nei primi secoli uninvocazione accompagnata dal gesto delle mani estese(epíclesi), per la santificazione e la trasformazione del pane e del vino in corpo e sangue del Signore, veniva rivolta al Padre prima della consacrazione, perché inviasse lo Spirito Santo. Il fondamento di tale preghiera si trova nelle parole dette dal Signore dopo aver istituito il mistero: Quando verrà il Consolatore egli mi renderà testimonianza e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto Egli mi glorificherà (Gv 15,26; 14,26; 16,14). A motivo delle controversie sulla divinità dello Spirito Santo, tra IV e V secolo venne posposta, come è testimoniato da alcune tradizioni liturgiche. La gran parte delle anafore la conserva nel suo posto originale, come il Canone Romano che invoca dal Padre lo Spirito, la potenza della sua benedizione. [141] I Padri, che hanno sostenuto limportanza dellepíclesi allo Spirito, ritenevano di unirla alle parole dellistituzione perché il segno sacramentale avesse compimento. Infatti, le parole del Signore sono spirito e vita (cf. Gv 6,63). Egli opera congiuntamente allo Spirito Santo e resta lunico consacratore dellEucaristia e il dispensatore dello Spirito. Comunque, il concilio Tridentino ha stabilito che lepiclesi non è indispensabile per la validità dellEucaristia. [142] Come annota SantAmbrogio: che dire della benedizione fatta da Dio stesso dove agiscono le parole medesime del Signore e Salvatore? Giacché questo sacramento che tu ricevi si compie con la parola di Cristo La parola di Cristo, dunque, che ha potuto creare dal nulla quello che non esisteva, non può cambiare le cose che sono in ciò che non erano? Infatti non è meno difficile dare alle cose unesistenza che cambiarle in altre Lo stesso Signore Gesù proclama: Questo è il mio corpo. Prima della benedizione delle parole celesti la parola indica un particolare elemento. Dopo la consacrazione ormai designa il corpo e il sangue di Cristo. Egli stesso lo chiama suo sangue. Prima della consacrazione lo si chiama con un altro nome. Dopo la consacrazione è detto sangue. E tu dici:Amen, cioè, E così. [143] La Chiesa dei santi nellEucaristia 39. Nella Divina Liturgia si fa memoria di coloro in cui Cristo vive. San Dionigi Areopagita dice: E presente, inseparabilmente, la schiera dei santi, che dimostra come essi siano indivisibilmente congiunti a lui in ununione sopramondana e sacra. [144] Non può esservi quindi contrapposizione tra il culto al Signore e quello ai Santi. Quanderano in vita cercavano di fare tutto per la gloria di Dio, ora si rallegrano per il fatto che a causa loro Dio è glorificato. [145] Le Intercessioni esprimono lofferta dellEucaristia in comunione con tutta la Chiesa, celeste e terrestre, per tutti i suoi membri vivi e defunti. [146] Innanzitutto è invocata la Madre di Dio e sempre Vergine Maria, perché la consacrazione che ella fece di sé al Signore, è analoga alla consegna della nostra vita che si rinnova sempre nel sacrificio eucaristico. Offriamo lEucaristia nella memoria dei santi per onorarli e per ringraziare Dio che ce li ha donati come intercessori a nostro favore. Essi stessi, che rappresentano un rendimento di grazie da parte degli uomini per i benefici divini, intercedono e intervengono nelle nostre eucaristie. Cristo comunica se stesso anche ai defunti secondo una modalità dice Cabasilas - che lui solo conosce; [147] se sono nello stato di purificazione, ricevono una grazia non minore dei vivi, osserva San Giovanni Crisostomo, che ottiene loro la remissione dei peccati. [148] La preparazione alla comunione 40. LEucaristia è la presenza vivente di Cristo nella Chiesa. Lumiliazione del Signore, lo ha portato a trasformarsi in nutrimento per luomo (cf. 1 Cor 10,16; 11,23 s). Uno dei simboli tradizionali di questo mistero è il pesce: mimbandì per cibo il pesce di fonte incontaminato, che la vergine pura prende e ogni giorno porge agli amici perché ne mangino, con vino eccellente che offre mescolato al pane, come riferisce la celebre epigrafe di SantAbercio, vescovo del II secolo, la più antica di contenuto eucaristico. Un altro simbolo della donazione di sé è il pellicano: "Pie pellicane Jesu Domine... esclama San Tommaso dAquino nellinno Adoro te devote. Il mistero dellincarnazione del Verbo continua nel Corpo eucaristico, pane delluomo. Gesù lo ha preannunciato nel discorso di Cafarnao: "Io sono il pane disceso dal cielo..." (Gv 6,41). La sua carne è vero cibo, il suo sangue è vera bevanda (cf. Gv 6,55). Nella comunione eucaristica si alimenta la comunione ecclesiale, la comunione dei santi; infatti poiché cè un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo "(1 Cor 10,17). 41. LEucaristia è il convito pasquale dellAgnello immolato, Cristo Signore. La piena partecipazione dei fedeli alla S. Messa si compie nella santa comunione, ricevuta con le dovute disposizioni esterne ed interne. [149] Quindi, come non è accettabile lastensione prolungata per eccesso di scrupolo, così non va incoraggiata la frequenza indiscriminata. Lesclusione dalla comunione a causa di peccati gravi è attestata dalle parole stesse dellistituzione: sangue versato in remissione dei peccati (Mt 26,28) e dalle antiche anafore. [150] Ben presto la Chiesa ha richiesto un itinerario per catecumeni e per penitenti; questi ultimi potevano partecipare alla Messa come akoinônetôi (privi di comunione); per i peccati gravi bisognava ricorrere alla penitenza canonica. Il fatto che molti padri insistano sulla necessità dessere degni prova che la richiesta della remissione dei peccati, anche nellepiclesi postconsacratoria, non è un invito, rivolto ai rei di peccati gravi, ad accostarsi allEucaristia senza la previa penitenza. Anche se alla Messa si può partecipare validamente anche senza la comunione, che è parte integrante del sacrificio, ma non essenziale, [151] tuttavia si afferma che la partecipazione piena al corpo di Cristo non avviene senza una buona disposizione. [152] 42. La preparazione personale si perfeziona attraverso i riti di Comunione: - Padre nostro: in esso cè la domanda del pane quotidiano, che è anche il pane eucaristico, mentre si implora la purificazione dai peccati, così che realmente i santi Doni vengano dati ai santi. [153] Domandando di essere perdonati, chiediamo di saper perdonare, perché il Regno e la volontà di Dio si compiano in noi e siamo fatti degni di ricevere il Sacramento. - Il rito della pace : lo scambio o saluto della pace, cioè del perdono, che nelle liturgie orientali e in quella ambrosiana si fa prima dellanafora, nel rito romano avviene prima della comunione. Il Signore risorto apparve in mezzo ai suoi e offrì la sua pace, approntò, dice San Giovanni Crisostomo, la mensa della pace". [154] LEucaristia dona la pace e la salvezza delle anime che è Cristo stesso (cf. Ef 2,13-17); egli è stato immolato per pacificare le realtà celesti e terrestri, per vivere in pace con i fratelli. [155] Perciò lEucaristia è il vincolo della pace (cf. Ef 4,3): Come la pace stabilisce lunità tra il molteplice, così lagitazione divide luno in molti. [156] Infatti pace è la Chiesa di Cristo. [157] Il cristiano, chiedendo la pace, in realtà chiede Cristo: Chi cerca la pace cerca Cristo poiché egli è la pace. [158] La liturgia è il mistero con cui la pace di Cristo giunge di nuovo a tutta la creazione. Le Costituzioni Apostoliche descrivono così il rito del gesto di pace: I membri del clero salutino il vescovo e, tra i laici, gli uomini salutino gli uomini e le donne le donne. [159] Il bacio dei fedeli è unazione sacra, esperienza dellunità che unisce i fedeli tra loro e con il Verbo. [160] Perciò la pace innanzitutto si implora con una preghiera che chiede anche lunità per la Chiesa, per la famiglia umana ed esprime lamore vicendevole con un breve dialogo tra sacerdote e fedeli. Il rito, comunque, non obbliga allo scambio del gesto di pace, che si compie secondo lopportunità. [161] In tal caso, come nello stile sobrio della liturgia romana e in quello ricco del rito bizantino, ciascuno lo dà a quelli immediatamente vicini, evitando di lasciare il proprio posto e creare distrazione. Sarebbe opportuno, quindi, disciplinare questo rito per il decoro della liturgia. Pace è un nome che i primi cristiani davano allEucaristia, perché essa significa radunare, superare le barriere, condurre gli uomini in una nuova unità. Con il raduno eucaristico i cristiani, perdonandosi lun laltro prima di fare la comunione, hanno creato condizioni di pace in un mondo senza pace. - Frazione del Pane: questo rito significa che, pur essendo molti, nella comunione del pane spezzato diventiamo un corpo solo. Dice San Giovanni Crisostomo: Ciò che Cristo non ha patito sulla croce lo patisce nelloblazione a causa tua e accetta di essere spezzato per poter saziare tutti. [162] Ma il Cristo pur spezzato non si divide. Dopo la frazione ogni particola del santo pane è Cristo intero. [163] Tutti coloro che si accostano alla comunione ricevono tutto il Cristo, che riempie totalmente. Nessuna comunità può ricevere Cristo se non con tutta la Chiesa. - Unione delle specie: un gesto semplice nel rito romano ma dal grande significato, che esalta lopera dello Spirito, dallincarnazione alla risurrezione del Signore. La liturgia bizantina lo spiega come Pienezza di Spirito Santo; poi, nel singolare rito dello zéon, versando acqua calda, si dice: Fervore di Spirito Santo. Ora Cristo risuscita! - Preparazione personale: è fatta dal sacerdote con preghiere molto belle recitate sottovoce e anche da qualche attimo di silenzio che anticipa quello più disteso dopo la comunione. È un esempio per aiutare i fedeli nella loro preparazione. La santa comunione 43. Il sacerdote eleva lOstia consacrata come il Corpo di Cristo fu elevato sulla croce, [164] dicendo nella liturgia latina: Beati gli invitati alla Cena del Signore. Ecco lAgnello di Dio, che toglie i peccati del mondo; nella bizantina : Le cose sante ai santi. Inoltre Poiché la comunione ai misteri non è permessa indifferentemente a tutti, il sacerdote non invita tutti ..invita a comunicarsi quanti sono nella condizione di parteciparvi degnamente: Le cose sante ai santi .Egli qui chiama santi quelli che sono perfetti nella virtù, e anche quanti tendono a quella perfezione, pur mancandone ancora. Nulla infatti impedisce a costoro, partecipando ai santi misteri, di esserne santificati. [165] LEucaristia è il sacramento dei riconciliati, offerto dal Signore a coloro che sono divenuti una cosa sola con lui. Per questo fin dallinizio il discernimento precede lEucaristia (cf. 1 Cor 11,27 s) sotto pena di sacrilegio. [166] La Didaché riprende questa tradizione apostolica e fa pronunciare al sacerdote, prima della distribuzione del sacramento, queste parole: Se uno è santo, venga; se non lo è, si penta!. [167] La liturgia bizantina contiene ancora questinvito. Nella liturgia romana il sacerdote rivolge linvito alla comunione e con i fedeli recita la frase evangelica Signore, non sono degno per esprimere sentimenti di umiltà; [168] la risposta è lAmen personale di ogni comunicando. 44. Dalle fonti antiche si evince che la comunione non si prende ma si riceve, quale simbolo di ciò che significa, cioè Dono ricevuto in atteggiamento di adorazione. Nei casi previsti di comunione sotto le due specie, nel rito latino,va ricordata la dottrina cattolica riguardo ad essa. [169] Per i riti orientali va osservata la tradizione secondo i canoni. [170] Si raccomanda la vera devozione nellaccostarsi a ricevere la comunione. San Francesco dAssisi ardeva di amore in tutte le fibre del suo essere, preso da stupore oltre ogni misura per tanta benevola degnazione e generosissima carità. Si comunicava con tanta devozione da rendere devoti anche gli altri. [171] E Cabasilas invita a riflettere che mentre comunichiamo ad una carne e ad un sangue umano, riceviamo nellanima Dio: corpo di Dio non meno che duomo, sangue e anima di Dio, mente e volontà di Dio non meno che duomo. [172] La realtà del Corpo di Cristo è la sua persona e la sua vita, mistero e verità salvifica da abbracciare, come San Tommaso dAquino, con la fede e la ragione. Infine, la preghiera dopo la comunione chiede i frutti del mistero celebrato e ricevuto, poiché al conseguimento di essi la S. Messa è ordinata.
[173]
La Mistagogia eucaristica I Padri 45. Il Signore ha promesso: Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo(Mt 28,20). Non siamo noi a renderlo presente, ma è lui che si fa presente tra noi e permane tutti i giorni. Perché abbiano accesso al mistero della sua presenza permanente, i fedeli vengono istruiti attraverso la catechesi per i catecumeni, intimamente congiunta alla liturgia, e la mistagogia o catechesi postbattesimale per gli iniziati. [174] Liniziazione cristiana raggiunse la sua sistemazione teologico-liturgica con gli inizi del V secolo, grazie alle omelie catechetiche. Gli alessandrini, a cominciare da Origene per finire allo Pseudo Dionigi, proponevano una mistagogia allegorica: vedevano la liturgia, come la Scrittura, quale cammino di elevazione dalla lettera allo spirito, dai misteri visibili, i sacramenti, al mistero invisibile. Così la liturgia seguiva la narrazione biblica e proponeva una escatologia morale personale come cammino da questa vita a Dio. La mistagogia degli antiocheni, specialmente San Cirillo di Gerusalemme, San Giovanni Crisostomo e Teodoro di Mopsuestia, consisteva invece nel descrivere attraverso la liturgia gli avvenimenti storici e misterici della salvezza, visti come tipologici. Per loro i sacramenti riproducono imitando (mímesis) o fanno memoria (anámnesis) dei gesti salvifici della vita di Gesù e anticipano la liturgia definitiva, anzi la trasferiscono nelloggi a motivo della presenza del Signore risorto tra coloro che si riuniscono per il culto.
Lodierna negazione del mistero 46. Mentre in alcune parti del mondo il senso del mistero resta veramente forte, in altre invece si nota una mentalità diffusa che non nega formalmente il mistero di Dio, ma la possibilità di riconoscerlo con la ragione e aderirgli liberamente. Un neopaganesimo offre messaggi che spingono a fuggire la realtà e a rifugiarsi nei miti, negli idoli che possono solo per un attimo consolare lesistenza. Nello stesso tempo si manifesta largamente anche una esigenza di spiritualità. [175] Inoltre, avanzano tendenze gnostiche che spingono a ricercare il senso della storia presso pochi privilegiati che lo conoscerebbero per presunta rivelazione. La Chiesa vuole aiutare lumanità a ritrovare il mistero nascosto nei secoli e manifestato in Gesù Cristo (cf. Ef 3,5-6). Poiché mistagogia significa condurre per una strada che porti al mistero, si comprende perché non basti un itinerario liturgico senza una conversione personale. La mistagogia oggi 47. Il Signore cammina con il suo popolo, accompagna sempre la missione della Chiesa con la sua presenza, che ci trasforma e ci fa entrare nel tempo definitivo (éschaton). Al principio della mistagogia cè un incontro di fede col Signore attraverso la sua grazia. L'uso delle Chiese orientali di dare la comunione ai piccoli insieme al battesimo e alla cresima afferma che la grazia dellEucaristia viene prima di ogni intervento umano. Come si potrebbe fare mistagogia senza lattrattiva di Gesù? Il Vangelo riferisce incontri di Gesù con uomini e donne di diversa condizione. Dallincontro di Cristo con luomo è partito un itinerario di conoscenza che si sviluppa in esperienza di fede: dove abiti? e si fermarono presso di lui (Gv 1,38-39). Così accadde che alcuni lo seguirono. Questa è la mistagogia di Dio verso luomo, a cominciare dal prendere la nostra carne e portarla alla redenzione. La mistagogia odierna dovrà evitare lallegorismo, che non di rado risulta indecifrabile e astratto e induce a commenti prolissi; invece, confiderà nella forza dello Spirito che si comunica mediante la sobrietà delle parole e dei gesti sacramentali. La missione dello Spirito Santo è donare lintelligenza di ciò che Gesù Cristo ha rivelato. Egli è il mistagogo invisibile. Secondo San Basilio Magno, anche se le singole Persone della Trinità compiono qualcosa di proprio, permane nei tre il disegno di insieme. [176] Dunque, riscoprire la metodologia dei padri è importante per rispondere al bisogno visivo di immagini e simboli, che contraddistingue luomo contemporaneo. Lo stesso contributo dei teologi medievali è utile per rispondere alla esigenza razionale delladesione al mistero. Questo patrimonio è conservato nelle preghiere e nei riti liturgici: dalla loro comprensione dipende non poco la partecipazione al mistero eucaristico. [177] Ma anche la catechesi deve aiutare sacerdoti e fedeli a capire ed attuare le diverse condizioni della celebrazione dellEucaristia. [178] Presiedere lEucaristia 48. Il metodo della mistagogia è leggere nei riti il mistero di Cristo e contemplare la sottostante realtà invisibile. Perciò il mistagogo nella liturgia non parla nel proprio nome, ma fa eco alla Chiesa che gli ha affidato quanto ha ricevuto. La liturgia non può essere trattata da parte del celebrante e della comunità come proprietà privata. [179] San Giovanni Battista è la figura più emblematica del ministro che si fa piccolo per far crescere il Signore. Questa è la base del potere sacro, exousía nello Spirito Santo, affidato alla Chiesa da Cristo, sacerdozio di Cristo partecipato ai suoi ministri. San Cirillo di Gerusalemme ricorda che la parola ecclesía si incontra per la prima volta nel passo in cui ad Aronne viene assegnato il ministero sacerdotale. Sacerdozio e Chiesa nascono nello stesso momento e sono inseparabile parte luno dellaltro. [180] Il Canone Romano dice: Accetta con benevolenza, Signore, lofferta che ti presentiamo noi tuoi ministri e tutta la tua famiglia. Rispettando la differenza di funzioni proprie del Corpo, nella Messa il sacerdote compie la funzione di Cristo capo, mentre tutti i fedeli esercitano la funzione delle membra di Cristo. Il sacerdote agisce in persona Christi, nel senso che non è più lui che agisce, ma Cristo in lui (cf. Gal 2,20). 49. LEucaristia estende la sua efficacia a tutto lagire del ministro, poiché la funzione sacerdotale non include solo la santificazione, ma anche il governo e linsegnamento. Questa è la verità del ministero del vescovo, quando celebra lEucaristia. Inoltre con lui si mostra in pienezza la Chiesa sacramento di unità con maggior chiarezza. [181] La stessa verità è a fondamento del ministero del presbitero quando celebra . lEucaristia con dignità e umiltà; [182] ma è anche il modello delle funzioni diaconali, dei ministri, in particolare dellaccolito, del ministro straordinario della comunione, di tutti i fedeli, che devono offrire se stessi con profondo senso religioso e carità verso i fratelli. [183] Il decoro della celebrazione eucaristica 50. La mistagogia presuppone il decoro della celebrazione. La liturgia romana, pur così sobria, vuole che i luoghi sacri e le cose siano davvero degne, belle, segni e simboli delle realtà celesti. [184] Infatti il mistero è posto in luce anche dal senso e dallespressione esterna di sommo rispetto e di adorazione di cui è fatto oggetto nel corso della liturgia eucaristica. [185] Per questo, Giovanni Paolo II, parlando del decoro della celebrazione eucaristica, ha richiamato allosservanza delle regole liturgiche della Chiesa, alle sue espressioni esterne. [186] Il termine latino ordo, usato per i riti liturgici, nasce dal precetto apostolico paolino (cf. 1 Cor 14,40) che nellassemblea liturgica tutto sia regolato dal decoro e dallordine gerarchico. [187] Innanzitutto, secondo il profondo spirito della liturgia il rivestire una veste particolare per compiere unazione sacra indica luscire dalle dimensioni consuete della vita quotidiana per entrare alla presenza di Dio nella celebrazione dei divini Misteri. [188] Rispondono a questa stessa esigenza le norme su tutte le suppellettili sacre. Tutto questo esprime il senso del mistero. San Francesco dAssisi esigeva dai frati che i calici, le pissidi e i lini per lEucaristia fossero preziosi e trattati con sommo rispetto e venerazione. [189] La dignità del canto e della musica sacra 51. Il canto e la musica devono essere degni del mistero che si celebra, come attestano i salmi, gli inni e i cantici spirituali della S. Scrittura (cf. Col 3,16). Perciò, sin dai primi secoli, la Chiesa ha considerato la musica sacra come parte integrante della liturgia. Pur accogliendo diverse forme musicali, il Magistero della Chiesa ha costantemente ribadito la convenienza che queste diverse forme musicali siano concordi con lo spirito della sacra liturgia, [190] onde evitare il rischio che il culto del mistero venga contaminato da elementi profani inadeguati. Lincontro col mistero attraverso larte 52. Nellincarnazione del Verbo non solo avviene lincontro di Dio con luomo che attende la salvezza, ma si rende visibile agli uomini limmagine di Dio (cf. Gv 14,9). A sua volta, con il mistero pasquale di Cristo luomo viene coinvolto in un movimento di ascensione a Dio, che passa necessariamente attraverso la croce, e quindi attraverso la realtà umana (cf. Col 1,15-20). La celebrazione di questi misteri trova una profonda analogia con le più nobili attività dellingegno umano, tra le quali, a buon diritto, sono annoverate le arti liberali, e soprattutto larte religiosa. Essa, infatti, come la liturgia, porta lo spirito alla contemplazione attraverso la esperienza sensibile, e perciò, è specialmente adatta a indirizzare pienamente le menti degli uomini a Dio. [191] Non potevano, quindi, mancare nella vita della Chiesa espressioni di fede attraverso un ricco patrimonio artistico. È per questo che larchitettura, la scultura, la pittura, la musica, lasciandosi orientare dal mistero cristiano, hanno trovato proprio nellEucaristia, direttamente o indirettamente, un motivo di grande ispirazione. [192] Così, per il decoro dello spazio sacro destinato alla celebrazione eucaristica sono stati costruiti splendidi monumenti architettonici; per la venerabilità dellaltare in occidente e delliconostasi in oriente sono state eseguite meravigliose opere darte e per la dignità del servizio liturgico sono state create pregiate suppellettili sacre. Lorientamento della preghiera 53. La concezione cosmica della salvezza che viene a visitarci dallalto (Lc 1,78), ha ispirato la tradizione apostolica dellorientamento verso oriente degli edifici cristiani e la posizione dellaltare, al fine di celebrare lEucaristia verso il Signore, come avviene finora presso gli orientali. Non si tratta in questo caso, come spesso viene ripetuto, di presiedere la celebrazione volgendo le spalle al popolo, ma di guidare il popolo nel pellegrinaggio verso il Regno, invocato nella preghiera sino al ritorno del Signore. [193] Nel rito romano la collocazione diversa dellambone e dellaltare provoca una spontanea variazione dello sguardo e anche dellattenzione sulle differenti azioni liturgiche che ivi si compiono. Anche nel culto eucaristico fuori della Messa i fedeli, sin da quando entrano in chiesa, volgono gli occhi verso la custodia del Santissimo sacramento.
Larea particolarmente sacra del presbiterio o santuario 54. La tradizione neotestamentaria, in continuità con la liturgia giudaica del tempio, ha inteso separare il santuario, luogo santo di Dio (cf. Gn 28,17; Es 3,5), dove i ministri servono i divini misteri, da quello dove prendono posto i fedeli, i catecumeni, i penitenti. E lo spazio sacro del culto divino, che nelle Chiese doriente come nel rito latino si deve distinguere [194] allinterno del tempio. Laltare, mensa del Signore 55. Limmagine biblica e patristica del cielo, che scende sulla terra, si manifesta nellEucaristia celebrata sullaltare. Non è necessario che laltare sia grande, ma che abbia una forma proporzionata allo spazio presbiterale. Il sacerdote vi sale per i riti offertoriali, mentre nella concelebrazione i sacerdoti si dispongono attorno ad esso al momento dellanafora. [195] La speciale raccomandazione che ci sia un altare fisso in ogni chiesa è espressione della venerazione dovuta ad esso, come segno di Gesù Cristo, pietra viva (1 Pt 2,4). [196] Per il medesimo motivo esso è ornato e ricoperto da almeno una degna tovaglia. [197] 56. Laltare, è simbolo di Cristo, del Calvario e del Sepolcro da cui il Signore risorge glorioso, [198] è mensa [199] su cui viene apprestato lAgnello di Dio, mentre la comunione dei fedeli è distribuita fuori del santuario. Perciò, laltare viene venerato, incensato insieme al libro dei vangeli deposto su di esso. [200] Ecco cosa dice il Catechismo Laltare, attorno al quale la Chiesa è riunita nella celebrazione eucaristica, rappresenta i due aspetti di uno stesso mistero: laltare del sacrificio e la mensa del Signore, e questo tanto più in quanto laltare cristiano è il simbolo di Cristo stesso, presente in mezzo allassemblea dei suoi fedeli sia come vittima offerta per la nostra riconciliazione, sia come alimento celeste che si dona a noi. Che cosa è laltare di Cristo se non limmagine del Corpo di Cristo?, dice S. Ambrogio, e altrove: Laltare è limmagine del corpo, e il corpo di Cristo sta sullaltare . [201] Il tabernacolo, tenda della Presenza 57. Ladorazione non si contrappone alla comunione e neppure si pone accanto ad essa: la comunione raggiunge la profondità delluomo quando è sostenuta dalladorazione. Non cè conflitto di segni tra il tabernacolo e laltare della celebrazione eucaristica. La presenza eucaristica non è cronologica, limitata alla Messa. È mistero che perdura nel tempo fino alla parusia del Signore glorioso. Gli orientali, che pure non hanno ladorazione eucaristica, sullaltare conservano spesso lartofòrio, riserva dei Santi Doni per gli infermi e gli assenti, e vi pongono anche il libro dei vangeli. 58. La necessaria proporzione tra altare, tabernacolo e sede è dovuta alla preminenza del Signore rispetto al suo ministro. La centralità del tabernacolo e della croce non deve essere compromessa dalla sede del celebrante, per la quale la liturgia raccomanda che si eviti ogni forma di trono. [202] Se laltare centrale include il tabernacolo, conviene che la sede non sia anteposta, poiché il celebrante deve essere ed apparire umile. Se poi, con laltare al centro del presbiterio, la sede è posta dietro, è necessario cercare soluzioni significative e funzionali per favorisce la comunicazione tra sacerdote e assemblea. [203] In conclusione, è bene ricordare che, in occidente come in oriente, disposizione dei luoghi, immagini, vesti liturgiche, suppellettili non sono lasciate al gusto di ciascuno, ma debbono corrispondere ad esigenze intrinseche delle celebrazioni ed essere coerenti tra loro. [204]
LEucaristia: un Dono da adorare Lo spirito della liturgia è ladorazione 59. San Cirillo di Gerusalemme esorta: Dopo che tu avrai comunicato al corpo di Cristo, va anche al calice del suo sangue, non stendendo le mani, ma chinandoti e dicendo Amen in atteggiamento di adorazione e venerazione. [205] Dalla comunione sacramentale, si può dire che scaturisce ladorazione, termine che sta ad indicare un gesto di inclinazione profonda del corpo e dellanima. I principali gesti di adorazione, che tra laltro accomunano i cattolici agli ortodossi, sono linchino (proskýnesis) e la genuflessione (gonyklisía). Come lo stare in piedi è significativo della risurrezione, la prostrazione a terra è segno di adorazione di Colui che, risorto, è il Vivente. Nel Nuovo Testamento, in specie nella liturgia dellApocalisse, ricorre ripetutamente il termine proskýnesis e quella liturgia celeste è presentata alla Chiesa come modello e criterio per la liturgia terrestre. I gesti di adorazione, che la liturgia chiede di osservare, corrispondono al riconoscimento della maestà del Signore e dellappartenenza delluomo a Dio. Linginocchiarsi e lo stare in piedi sono due atteggiamenti dellunica adorazione, da compiere durante la preghiera eucaristica e la comunione. Inoltre, ladorazione devota richiama il mistero presente e ricorda che la Messa non è solo un convivio fraterno. E necessario rafforzare lo spirito della liturgia cristiana come comunione con Cristo, adorazione di Dio e offerta a lui di tutto, della storia, del cosmo, di se stessi. Comunione e adorazione sono inseparabili 60. Comunicarsi significa entrare in comunione con il Signore e con i santi della Chiesa terrestre e celeste. Per questo la comunione e la contemplazione si implicano a vicenda. Non possiamo comunicare sacramentalmente, senza farlo in maniera personale: Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me (Ap 3,20). Questa è anche la verità più profonda della pietà eucaristica. Per la Chiesa cattolica latteggiamento di adorazione è riservato non solo alla celebrazione dellEucaristia, ma anche al suo culto fuori della Messa, come valore inestimabile destinato alla comunione, sacramentale e spirituale dei fedeli. [206] Nella liturgia bizantina ai riti di comunione si canta Abbiamo visto la Luce, infatti, contemplare lEucaristia non è presuntuoso, mentre è abuso cibarsene senza discernimento (Cf. 1 Cor 11,28). Nella Chiesa latina occorre custodire e rafforzare quanto è stato trasmesso dalla fede di due millenni. [207] Ladorazione dellEucaristia inizia nella comunione e si prolunga negli atti della pietà eucaristica, adorando Dio Padre nello Spirito e nella Verità, in Cristo risuscitato e vivente, realmente presente tra noi. Il senso del mistero e gli atteggiamenti che lo esprimono 61. Il sacro è segno dello Spirito Santo. Dice S. Basilio Magno: Tutto ciò che ha un carattere sacro è da lui che lo deriva. [208] Malgrado nel tempo della desacralizzazione si sia pensato che il confine tra il sacro e il profano fosse infranto, Dio non si ritira dal mondo per abbandonarlo alla sua mondanità. Finché il mondo non è trasformato e Dio non è ancora tutto in tutti (1 Cor 15,28), si conserva anche la distinzione tra sacro e profano. La nota mistica dellEucaristia si coglie anche nelle preghiere preparatorie del sacerdote alla Messa e alla comunione, in quelle di ringraziamento; poi nel silenzio, [209] nei gesti di purificazione, [210] nellincensazione, [211] nelle genuflessioni e negli inchini. [212] Questo fa sì che la partecipazione sia soprattutto intima. [213] Siamo resi partecipi di unazione che non è nostra, anche se si compie in un discorso umano, perché Egli, che è la Parola, poi si è fatto carne; la vera azione della liturgia è azione di Dio stesso. È questa la novità e la particolarità della liturgia cristiana: è Dio stesso ad agire e a compiere lessenziale. Senza la coscienza di essere fatti partecipi, gli atteggiamenti da assumere nella liturgia restano solo esteriori. LEucaristia sacramentum pietatis 62. La liturgia è festa per Cristo che è risorto. Per un cristiano questo è il senso della festa e soprattutto della domenica. Quanto alle espressioni di pietà del popolo di Dio, specialmente quelle del culto eucaristico fuori della Messa, hanno con la liturgia eucaristica un originario legame, che necessita di un attento discernimento. Nella liturgia si esercita in modo speciale linculturazione della fede. Si può dire che questa si è realizzata la prima volta proprio nellincarnazione, quando la Parola ha assunto la natura umana e si è espressa con la parola delluomo, nel tempo, nel luogo e nella cultura particolari in cui Gesù è vissuto. Il Concilio Vaticano II ha posto in evidenza come da questo evento scaturisce lattitudine di portare il vangelo, la liturgia e la dottrina cristiana nelle culture locali, per raggiungere efficacemente i destinatari, in specie i poveri e i semplici di cuore. 63. Dalla liturgia si distingue la pietà popolare, che nellunità della fede unisce tra loro grandi spazi e abbraccia culture differenti, ma può essere considerata manifestazione spontanea scaturita dalla liturgia. Dallambito liturgico, in effetti, sono sorte le forme di adorazione eucaristiche antiche e nuove, come la benedizione del Santissimo, la processione eucaristica, lOra santa, le Quarantore, lAdorazione perpetua, i Congressi eucaristici. [214] Liturgia e pietà popolare sono entrambe espressioni della fede e della vita del popolo cristiano. Mentre ci si preoccupa dellinculturazione del cristianesimo in culture non cristiane, ci si deve accorgere e prendere cura delle culture e delle tradizioni religiose popolari fiorite proprio nel cristianesimo. E il medesimo Spirito Santo che suscita la liturgia e, nella fede, anche la pietà popolare. 64. Nel culto reso allEucaristia fuori della Messa si colgono le linee di una spiritualità eucaristica, che, tende alla comunione, sacramentale e spirituale.( ) LEucaristia è un tesoro inestimabile: non solo il celebrarla, ma anche il sostare davanti ad essa fuori della Messa consente di attingere alla sorgente stessa della grazia. [215] La contemplazione e ladorazione acuiscono il desiderio dellunione totale della creatura col suo Signore e creatore, nello stesso tempo spalancano la coscienza della nostra indegnità. Perciò il Santo Padre ricorda anche la pratica della comunione spirituale, raccomandata dai maestri di vita spirituale, per quanti non possono comunicarsi sacramentalmente. [216] Dunque, anche al di fuori della S. Messa, il Signore Gesù è vivo cibo spirituale. E larcano mistero del Dio-con-noi che ci accompagna nel nostro cammino.
LEucaristia: un Dono per la missione La santificazione e divinizzazione delluomo 65. Il significato personale dellEucaristia è messo in evidenza, si può dire, da San Cirillo di Gerusalemme il quale osserva che con il sacramento del corpo e del sangue di Cristo luomo diventa un solo corpo(sýssomos) e un solo sangue (sýnaimos) con lui. [217] Mentre San Giovanni Crisostomo sente Cristo che gli dice: Sono disceso di nuovo sulla terra, non solo per mescolarmi tra quelli della tua gente, ma anche per abbracciarti: mi lascio mangiare da te e mi lascio sminuzzare in piccole parti, affinché la nostra unione e mescolanza siano veramente perfette. Infatti, mentre gli esseri che si uniscono conservano ben distinta la loro individualità, io invece costituisco un tuttuno con te. Del resto non voglio che qualcosa si frapponga tra noi; questo solo io voglio: essere entrambi una cosa sola. [218] Per questo il corpo del fedele diviene dimora del Dio trinitario: Ha Cristo dimorante in se stesso, e il Padre di lui, e il Paraclito. [219] Così, durante la Divina Liturgia bizantina si canta: Abbiamo visto la luce vera, abbiamo ricevuto lo Spirito celeste, abbiamo trovato la vera fede, adorando la Trinità indivisibile: essa infatti ci ha salvati. Quindi la comunione ha efficacia ontologica, in quanto è unione alla vita di Cristo che trasforma la vita delluomo. Per mezzo di essa si stabilisce unappartenenza vitale, che perfeziona e compie ladozione filiale del battesimo. 66. Un ulteriore aspetto della grazia sacramentale eucaristica è di essere antidoto che libera [220] e preserva dal peccato. [221] LEucaristia fortifica la vita soprannaturale del cristiano e la premunisce dalla perdita delle virtù teologali. È un sacramento dei vivi, cioè di coloro che godono dellunione con Cristo e con la Chiesa. Il peccato mortale, infatti, provoca la separazione da Dio e dalla Chiesa, impedendo così di accedere allEucaristia. Quindi lEucaristia è antidoto, medicina efficace per guarire le ferite del peccato mediante la misericordia divina da essa significata ed attuata: Il Signore amante delluomo, vide subito quantera successo e la grandezza della piaga e si affrettò a procedere alla cura perché essa, allargandosi, non si convertisse in una ferita inguaribile Nemmeno per un istante cessò, mosso dalla sua bontà, di provvedere alluomo. [222] Dunque, lEucaristia è un dono che ci interpella personalmente e questo carattere personale del sacramento va riaffermato nella pastorale. LEucaristia vinculum caritatis 67. Leffetto primario reale dellEucaristia è la verità della Carne e del Sangue presenti in esso. Come ha detto in una epistola papa Innocenzo III: La forma è del pane e del vino, la verità è della carne e del sangue, la potenza è dellunità e della carità. [223] S. Tommaso dAquino conferma tale verità dicendo che leffetto immediato è il corpo vero di Cristo, [224] immolato e vivo, presente nel sacramento. Questa presenza sostanziale è attuale per coloro che vi partecipano in un luogo e in un tempo particolari. In loro essa opera quella trasformazione, che è pegno del banchetto celeste. Il Concilio Vaticano II ricorda che in ogni comunità che partecipa allaltare sotto la sacra presidenza del vescovo è offerto il simbolo di quella carità e unità del corpo mistico senza la quale non può esserci salvezza. [225] Lunità con Cristo, capo del corpo mistico che è la Chiesa, è il frutto principale dellEucaristia, che così esprime il suo significato. Lappartenenza a Cristo e lincorporazione alla Chiesa è leffetto immediato e specifico del battesimo (cf. Rm 6,1-11), che però si perfeziona nellEucaristia. Anzi, proprio perché inserito nel corpo di Cristo per il battesimo, il fedele può partecipare allEucaristia. Pertanto lEucaristia presuppone la comunione ecclesiale ricevuta nel battesimo. [226] In essa si esercita il sacerdozio battesimale e si cresce nel rapporto vitale con Cristo (cf. Gv 6,55-57). Inscindibilmente connessa è poi lunità dei fedeli, che testimoniano la carità vicendevole, quali membra dello stesso corpo, unità necessaria perché il mondo creda (cf. Gv 10,9-17; 15,1-11; 17,20-23). Cristo nellEucaristia ci spinge alla carità dentro e fuori la Chiesa. Il farmaco del corpo e dello spirito 68. LEucaristia, soprattutto nel momento della malattia e della morte, è chiamata viatico per la vita eterna. Con essa è dato il pegno della gloria futura, della visione di Dio come egli è. Il concilio di Trento si riallaccia così alla tradizione patristica, che chiamava lEucaristia farmaco dellimmortalità delluomo e invitava a cibarsene fino al ritorno del Signore nella gloria, quando, secondo la sua promessa (cf. Gv 6,54), si compirà lultimo effetto dellEucaristia: la risurrezione della carne. [227] L Eucaristia è il banchetto per vincere la morte [228] e con essa si assimila, per così dire, il segreto della risurrezione [229] per vivere in eterno. La vita eterna non è una lunga durata, né semplicemente un tempo senza fine, ma un altro piano dellesistenza. San Giovanni distingue il bíos, come vita transitoria di questo mondo, dalla zoé, come vera vita che entra in noi nellincontro col Signore. Questo è il senso della sua promessa: Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna, è passato dalla morte alla vita (Gv 5,24), Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me non morrà in eterno (Gv 11,25). In virtù di questo significato escatologico dellEucaristia aspettiamo la risurrezione definitiva, quando Dio sarà tutto in tutti (cf. 1 Cor 15,28). 69. Il cristianesimo non promette solo limmortalità dellanima, ma la risurrezione della carne, cioè di tutto lessere umano. La grazia trasformante dellEucaristia investe lintero ambito antropologico, estende la sua influenza agli aspetti esistenziali di ogni uomo, quali la libertà, il senso della vita, della sofferenza, della morte. Se non rispondesse a queste domande fondamentali delluomo, sarebbe molto difficile affidarsi a questo sacramento come strumento di salvezza e di trasformazione delluomo in Cristo. Il significato sociale dellEucaristia 70. Nutrendosi dellEucaristia i cristiani nutrono la loro anima e diventano anima che sostiene il mondo, [230] dando così alla vita il senso cristiano, [231] che è senso sacramentale. È dal sacramento che scaturisce il dono della carità e della solidarietà, perché il sacramento dellaltare non si può scindere dal comandamento nuovo dellamore scambievole. LEucaristia è la forza che ci trasforma [232] e ci rafforza nelle virtù. Essa dà impulso al nostro cammino storico, ponendo un seme di vivace speranza nella quotidiana dedizione di ciascuno ai propri compiti [233] nella famiglia, nel lavoro, nellimpegno politico. Da questa nota sociale dellEucaristia, la missione di ciascuno nella Chiesa riceve forza e fiducia. 71. Già dallinizio del II secolo SantIgnazio dAntiochia definiva i cristiani come coloro che vivono secondo la domenica, [234] nella fede della risurrezione del Signore e della sua presenza nella celebrazione eucaristica. [235] San Giustino, invece, evidenzia lurgenza etica a conclusione dellEucaristia domenicale: Coloro poi che sono nellabbondanza, e vogliono dare, danno a discrezione quello che ognuno vuole, e quanto è raccolto viene depositato presso colui che presiede; ed egli stesso presta soccorso agli orfani e alle vedove, e a coloro che sono trascurati per malattia o per altra causa, e a quelli che sono in carcere, e a coloro che soggiornano come stranieri: in poche parole,[egli] si fa provveditore per tutti quelli che sono nella necessità. [236] LEucaristia fonda e perfeziona la missio ad gentes. [237] DallEucaristia scaturisce il dovere di ogni cristiano di cooperare alla dilatazione del Corpo ecclesiale. [238] Lattività missionaria infatti con la parola della predicazione, con la celebrazione dei sacramenti, di cui è centro e vertice lEucaristia, rende presente quel Cristo, che della salvezza è lautore. [239] Il mandato missionario, che ha implicato non di rado il martirio, subito fino ai nostri giorni da pastori e fedeli proprio durante la celebrazione dellEucaristia, tende a far giungere alla moltitudine degli uomini la salvezza donata nel sacramento del pane e del vino. Dunque, la santa comunione porta tutti i suoi frutti: accresce la nostra unione a Cristo, ci separa dal peccato, consolida la comunione ecclesiale, ci impegna nei confronti dei poveri, aumenta la grazia e dona il pegno della vita eterna. [240]
72. Il Signore Gesù ha stabilito lEucaristia quale sacramento di comunione e di rivelazione del Padre. A questo metodo ha aderito per prima la Madonna: In certo senso, Maria ha esercitato la sua fede eucaristica prima ancora che lEucaristia fosse istituita, per il fatto stesso di aver offerto il suo grembo verginale per lincarnazione del Verbo di Dio Cè pertanto unanalogia profonda tra il fiat pronunciato da Maria alle parole dellAngelo e lamen che ogni fedele pronuncia quando riceve il corpo del Signore. A Maria fu chiesto di credere che colui che ella concepiva per opera dello Spirito Santo era il Figlio di Dio (cf. Lc 1,30-35). In continuità con la fede della Vergine, nel Mistero eucaristico ci viene chiesto di credere che quello stesso Gesù, Figlio di Dio e Figlio di Maria, si rende presente con lintero suo essere umano-divino nei segni del pane e del vino. [241] Dalla prima Pasqua, in cui il Signore Gesù ha compiuto con i suoi discepoli il nuovo e definitivo esodo dalla schiavitù del peccato, non cè più il sangue di un agnello, ma pane e vino distribuiti a tutti, corpo e sangue del vero Agnello di Dio. Si compie così la nuova alleanza. Come ricorda il Catechismo della Chiesa cattolica, riprendendo S. Ireneo: LEucaristia è il compendio e la somma della nostra fede: Il nostro modo di pensare è conforme allEucaristia e lEucaristia, a sua volta, si accorda con il nostro modo di pensare. [242] 73. Nel Sacramento della presenza reale la fede trova forza e impulso, perché realmente la lex orandi resti nel vincolo della lex credendi e si traduca in lex agendi della vita e della missione della Chiesa. Perciò lEucaristia ha anche un dinamismo personale: è dono da celebrare, che immerge in una più profonda conoscenza del mistero della salvezza, porta alla comunione, conduce alla adorazione e finalmente interpella la vita attraverso la missione e il ministero pastorale, dando impulso alla carità dentro e fuori la Chiesa. LEucaristia per sua natura resta inscindibilmente legata alle note di unità, santità, apostolicità e cattolicità della Chiesa [243] professate nel Credo. Così, la vita e la missione delle comunità cristiane nel mondo conservano il carattere proprio della Chiesa, quando di essa custodiscono e promuovono lintera ricchezza di quei doni. Il tema del Sinodo indica che la Chiesa vive dellEucaristia, nel senso che riceve da essa, quale fonte, la vita divina che viene dallalto e nella sua missione tende ad essa come culmine del suo mistero di comunione: Così lEucaristia si pone come fonte e insieme come culmine di tutta levangelizzazione, poiché il suo fine è la comunione degli uomini con Cristo e in lui col Padre e con lo Spirito Santo. [244]
1. LEucaristia nella vita della Chiesa: Quale importanza viene data, nella vita delle vostre comunità e dei fedeli, alla celebrazione dellEucaristia? Come appare la frequenza della partecipazione alla S. Messa nella domenica? nei giorni feriali? in occasione delle grandi feste dellanno liturgico? Esistono statistiche - anche approssimative - al riguardo? 2. La dottrina eucaristica e la formazione: Quali sforzi vengono compiuti per trasmettere alle vostre comunità e ai singoli fedeli la dottrina integrale e completa sullEucaristia? In particolare, quale uso si fa del Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1322-1419, e dellEnciclica Ecclesia de Eucharistia, specialmente da parte dei sacerdoti, dei diaconi, delle persone consacrate, dei laici impegnati pastoralmente? Come viene assicurata la formazione della fede nellEucaristia: nella catechesi diniziazione? nelle omelie? nei programmi di formazione continua dei sacerdoti, dei diaconi permanenti, dei seminaristi? delle persone consacrate? dei laici? 3. Percezione del mistero eucaristico: Qual è lidea predominante sullEucaristia tra i sacerdoti e tra i fedeli delle vostre comunità: sacrificio? memoriale del mistero pasquale? precetto dominicale? convito fraterno? atto di adorazione? altre...? Si manifesta nella pratica la prevalenza di una di queste dimensioni? e quali si pensa che siano le motivazioni di tale preferenza? 4. Ombre nella celebrazione dellEucaristia: Nellenciclica Ecclesia de Eucharistia (n. 10) il Papa accenna alle ombre nella celebrazione eucaristica. Quali sono gli aspetti negativi (abusi, equivoci) che si possono costatare nel culto dellEucaristia? Quali elementi o gesti compiuti nella prassi possono oscurare il senso più profondo del Mistero eucaristico? Quali possono essere le ragioni che portano a questa situazione che disorienta i fedeli? 5. Celebrazione eucaristica e norme liturgiche: Si verificano nel modo di celebrare dei sacerdoti alcuni atteggiamenti in esplicita o implicita contraddizione con le norme liturgiche stabilite dalla Chiesa cattolica (Cf. Istruzioni Generali del Messale Romano, cap.IV; Istruzione per lApplicazione delle Prescrizioni Liturgiche del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali) per ricerca di personalismo e protagonismo? Quali si crede che possano essere le motivazioni di tali comportamenti? Quali elementi o gesti compiuti durante la celebrazione della S. Messa e anche nel culto eucaristico fuori di essa, secondo le rispettive norme e disposizioni, dovrebbero essere specialmente curati per mettere in rilievo il senso più profondo del grande Mistero della fede nascosto nel dono dellEucaristia? 6. I sacramenti dellEucaristia e della Riconciliazione: La conversione è la prima condizione per partecipare pienamente alla Comunione eucaristica. Come percepiscono i fedeli il rapporto tra sacramento della riconciliazione ed Eucaristia? La celebrazione della S. Messa è anche la festa per la salvezza dal peccato e dalla morte. Come si risponde a questo ritorno dei peccatori, soprattutto nel Giorno del Signore, perché i fedeli possano accostarsi in tempo al sacramento della Penitenza per partecipare allEucaristia? Nella vita delle comunità cristiane, si verifica lafflusso indiscriminato dei fedeli alla Comunione oppure lastensione ingiustificata dalla medesima? Che cosa si fa per aiutare i fedeli a discernere se essi si trovano nelle dovute disposizioni per accostarsi a questo grande Sacramento? 7. Il senso del sacro nellEucaristia: LEucaristia è il mistero della presenza reale di Dio tra noi, ma nello stesso tempo è un mistero ineffabile. Come dovrebbe esprimersi il senso del sacro in riferimento allEucaristia? Come i sacerdoti e i fedeli lo manifestano nella quotidiana celebrazione della S. Messa, nelle grandi festività e nei tempi liturgici durante lanno? Esistono atteggiamenti o pratiche cultuali che oscurano questo senso del sacro? 8. La Santa Messa e la celebrazione della Parola: Per quanto riguarda le celebrazioni della Liturgia della Parola con la distribuzione dellEucaristia, spesso guidate da un laico o ministro straordinario, nelle parrocchie in attesa di un sacerdote: qual è lampiezza di tale fenomeno nelle vostre parrocchie? quale formazione specifica ricevono i responsabili? I fedeli riescono a capire la differenza tra queste celebrazioni e la Santa Messa? Conoscono adeguatamente la distinzione essenziale tra il ministero ordinato e quello non ordinato? 9. LEucaristia e gli altri sacramenti: In quale misura e con quali criteri gli altri sacramenti vengono celebrati durante la Santa Messa? In occasione della celebrazione di sacramenti e sacramentali nel corso della S. Messa (matrimoni, funerali, battesimi, ecc. ) con la presenza di non praticanti, di non cattolici, di non credenti, quali misure vengono prese per evitare la superficialità o la trascuratezza verso lEucaristia? 10. La presenza reale di Cristo nellEucaristia: I fedeli nelle vostre parrocchie hanno preservato la fede nella presenza reale del Signore nel Sacramento dellEucaristia? Percepiscono con chiarezza il dono della Presenza reale del Signore? Si verificano nella liturgia della S. Messa o nel culto eucaristico fenomeni che rischiano di indurre minore considerazione della Presenza Reale? Se tali fenomeni si verificano, quali potrebbero essere le motivazioni? 11. La devozione eucaristica: Il culto del SS. Sacramento occupa il dovuto posto nella vita della parrocchia e delle comunità? Quale importanza viene data dai pastori allAdorazione del SS.mo Sacramento? allAdorazione perpetua? alla Benedizione del SS.mo Sacramento? alla preghiera personale davanti al Tabernacolo? alla Processione del Corpus Domini? alla devozione eucaristica nelle missioni popolari? 12. La S. Messa e la vita liturgico-devozionale: Riescono i fedeli a cogliere la differenza tra la S. Messa ed altre pratiche devozionali quali la Liturgia delle Ore, la celebrazione dei sacramenti e sacramentali fuori della Messa, la Liturgia della Parola, le processioni, ecc.? Come si manifesta la differenza sostanziale tra la celebrazione eucaristica e le altre celebrazioni liturgiche e para-liturgiche? 13. Il decoro nella celebrazione dellEucaristia: Nelle vostre Chiese si pone attenzione al decoro della celebrazione eucaristica? Qual è il contesto artistico-architettonico nel quale si svolgono le liturgie eucaristiche, sia quelle solenni che quelle feriali? Risulta evidente da questa ambientazione che il banchetto eucaristico è veramente un banchetto sacro (Ecclesia de Eucharistia, 48)? Con quale frequenza e per quali motivi pastorali viene celebrata la Eucaristia fuori dei luoghi di culto? 14. Eucaristia ed inculturazione: In quale misura bisogna fare spazio allinculturazione nella celebrazione del Sacramento dellEucaristica, perché sfugga ad una malintesa creatività che insegue mode fantasiose e bizzarre? Quali sono i criteri seguiti nella pratica per una tale inculturazione? Vengono adeguatamente tenuti in considerazione nella Chiesa occidentale le norme proposte dallistruzione De Liturgia Romana et Inculturatione? Come viene vissuto il tema dellinculturazione dellEucaristia nelle Chiese orientali? 15. La nota escatologica dellEucaristia: È sufficientemente messa in rilievo la nota escatologica dellEucaristia nella catechesi, nella formazione permanente, nellomiletica e nella celebrazione liturgica? In quale modo si esprime la tensione escatologica suscitata dallEucaristia nella vita pastorale? Come si manifesta nella celebrazione della S. Messa la comunione dei santi, che è un anticipo della realtà escatologica? 16. Eucaristia, ecumenismo, dialogo interreligioso e sette: Di fronte alle concezioni dellEucaristia propria dei fratelli separati dOccidente, alle sfide delle altre religioni e delle sette, come viene preservato e presentato il Mistero del Santissimo Sacramento nella sua integralità, in modo che i fedeli non siano indotti a confusioni ed equivoci, specialmente in occasione dei raduni ecumenici ed interreligiosi? 17. Eucaristia e intercomunione ecclesiale: La celebrazione dellEucaristia non può essere il punto davvio della comunione(Ecclesia de Eucharistia, 35). Come sono applicate le norme della cosiddetta intercomunione (cf. CIC 844)? Conoscono i fedeli la norma secondo la quale un cattolico non può ricevere lEucaristia nelle comunità che non hanno il sacramento dellOrdine (cf. Ecclesia de Eucharistia 46)? 18. Eucaristia e vita morale: LEucaristia fa crescere la vita morale del cristiano. Cosa pensano i fedeli laici circa la necessità della grazia sacramentale per vivere secondo lo Spirito e diventare santi? Cosa pensano i fedeli sul rapporto tra la recezione del sacramento dellEucaristia e gli altri aspetti della vita cristiana: la santificazione personale, limpegno morale, la carità fraterna, la costruzione della società terrena, ecc.? 19. Eucaristia e missione: LEucaristia è anche un dono per la missione. Sono consapevoli i fedeli che il Sacramento dellEucaristia porta alla missione che loro stessi hanno da compiere nel mondo secondo il proprio stato di vita? 20. Ancora sullEucaristia: Quali altri aspetti non compresi nelle domande precedenti sarebbero ancora da tener presenti in relazione al Sacramento dellEucaristia in vista della preparazione dellInstrumentum laboris per la discussione sinodale? [1] S. Leonis Magni, Sermo 2 de Ascensione, 61 (74), 2: SCh 74bis, 278. [2] Origenis, In epistulam ad Romanos, 4, 2: PG 14, 968B. [3] Cf. Conc. Oecum. Vat. II, Const. de sacra Liturgia Sacrosanctum concilium, 14 e 48; II Ctus Extraordinarii Generalis Synodi Episcoporum (1985), Relationem finalem, II.B.b.1. [4] Cf. Institutionem Generalem Missalis Romani (20.IV.2000), 13; Conc. Oecum. Tridentin., sess. XXII, cap. 6. [5] Cf. Conc. Oecum. Vat. II, Const. de sacra Liturgia Sacrosanctum concilium, 10. [6] Ioannis Pauli II, Litt. encycl. Ecclesia de Eucharistia (17.IV.2003), 60: AAS 95 (2003), 473. [7] Cf. ibidem, 35: AAS 95 (2003), 457. [8] Conc. Oecum. Vat. II, Const. de sacra Liturgia Sacrosanctum concilium, 47. [9] Ibidem. [10] Catechismus Catholicae Ecclesiae, 1322-1419. [11] Codex Iuris Canonici, c. 897-958. [12] Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, c. 698-717. [13] Cf. Ioannis Pauli II, Litt. encycl. Ecclesia de Eucharistia (17.IV.2003), 9: AAS 95 (2003), 438-439. [14] De Mysteriis, 47: SCh 25bis, 182. [15] Ioannis Pauli II, Litt. encycl. Redemptor hominis (4.III.1979), IV, 20: AAS 71 (1979), 309-316. [16] Cf. Catechismum Catholicae Ecclesiae, 1356-1381. [17] In S.Matthaeum, 82, 5: PG 58, 744. [18] N. Cabasilae, Expositio divinae liturgiae, 32, 10: SCh 4bis, 204. [19] Cf. Institutionem Generalem Missalis Romani (20.IV.2000), 2; Conc. Oecum. Vat. II, Const. de sacra Liturgia Sacrosanctum concilium, 3, 28; Decr. de Presbyterorum ministerio et vita Presbyterorum ordinis, 2,4,5. [20] Ioannis Pauli II, Litt. encycl. Ecclesia de Eucharistia (17.IV.2003), 12: AAS 95 (2003), 441. [21] Questa espressione degli Orientali, molto bella e significativa, sta a indicare lultima Cena o Cena del Signore; laggettivo ultimo deve anche intendersi riferito al desiderio di Cristo di mangiare lultima volta la Pasqua secondo il rito giudaico prima di morire, per darle il significato nuovo ed eterno e come alleanza mistica. In questo senso può essere ritenuta la chiave ermeneutica dellEucaristia, non disgiunta dal mistero pasquale,che comprende non solo la morte e risurrezione, ma anche lincarnazione. [22] Cf. S. Ioannis Chrysostomi, In S. Matthaeum, 82, 1: PG 58, 737-738. [23] Cf. N. Cabasilae, De vita in Christo, I, 1: SCh 355, 74. [24] S. Ioannis Chrysostomi, In epistula I ad Corinthios, 24, 5: PG 61, 205. [25] S. Gregorii Nisseni, Homilia in Ecclesiastem, III: PG 44, 469. [26] S. Maximi Confessoris, Mystagogia, 1: PG 91, 664. [27] Homilia in Oziam, 6, 4 : PG 56, 140. [28] Cf. Ioannis Pauli II, Litt. encycl. Ecclesia de Eucharistia (17.IV.2003), 15: AAS 95 (2003), 442-443. [29] Cf. Conc. Oecum. Vat. II, Const. de sacra Liturgia Sacrosanctum concilium, 7, 47; Decr. de Presbyterorum ministerio et vita Presbyterorum ordinis, 5,18; Institutionem Generalem Missalis Romani (20.IV.2000), 3. [30] Cf., e.g., S. Cyrilli Ierosolomitani, Catechesin mystagogicam, IV, 2, 1-3; IV, 7,5-6; V, 22, 5: SCh 126bis, 136. 154. 172. [31] Pauli VI, Litt. encycl. Mysterium fidei (3.IX.1965), 26: AAS 57 (1965), 766. [32] Cf. Catechismum Catholicae Ecclesiae, 1328-1332. [33] Cf. VIII: SCh 11, 79. [34] Cf. Ad Ephesios, 13, 1; Ad Philadelphienses, 4; Ad Smyrnenses, 7, 1: Patres Apostolici, F.X. Funk ed., Tübingen 1992, p. 186; 220; 230. [35] Cf. Didachen 9-10. 14: J.P. Audet ed., Parisiis 1958, 235-236; 240. [36] Cf. I Apologiam 67, 1-6; 66, 1-4: Corpus Apologetarum Christianorum Secundi Saeculi, vol. I, pars 1, Wiesbaden 1969, p. 180-182; 184-188. [37] Cf. Adversus Haereses, 4. 17, 5; 18, 5: SCh 100, 592. 610. [38] Cf. Epistulam 63, 13: PL 4, 383-384. [39] Cf. Catechesin magnam 37: SCh 453, 315-325. [40] Cf. Catechesin mystagogicam, 4, 3: SCh 126bis, 136. [41] De Sacerdotio, III, 4: SCh 272, 142-144. [42] Cf. Homilias Catecheticas 15 et 16: R. Tonneau-R.Devresse, ed., ST 145, in Civitate Vaticana 1949, 461-605. [43] Cf. De Sacramentis, 4-5; De Mysteriis, 8-9 : SCh 25bis, 102-137 ; 178-193. [44] Cf. e.g. Sermonem 132: PL 38, 743-737. [45] Cf. Sermonem 227, 1: PL 38, 1099-1101. [46] Cf. De Civitate Dei, X, 5-6: PL 41, 281-284. [47] Cf. Summam Theologiae, III, 73, a.1. [48] Cf. ibidem, 74, a.1; 79, a.1. [49] Ibidem, 73, a.4. [50] Cf. Breviloquium, VI, 9: Opera omnia, Opuscoli Teologici / 2, Romae 1966, 276. [51] Sermo 229,A (Guelferbytanus 7), Tractatus de Dominica Sanctae Paschae, 1; PLS 2, 555; E.D.G. Morin, Miscellanea Agostiniana, I, Romae 1930, 462. [52] Cf. Ioannis Pauli II, Litt. encycl. Ecclesia de Eucharistia (17.IV.2003), 23: AAS 95 (2003), 448-449. [53] Cf. ibidem 59: AAS 95 (2003), 472-473. [54] Ibidem 40: AAS 95 (2003), 460. [55] Cf. ibidem, 5: AAS 95 (2003), 436. [56] Cf. Conc. Oecum. Vat. II, Const. dogm. de Ecclesia Lumen gentium, 3; Ioannis Pauli II, Litt. encycl. Ecclesia de Eucharistia (17.IV.2003), 21: AAS 95 (2003), 447. [57] Pauli VI, Institutio Generalis Missalis Romani (26.III.1970), 8. [58] Cf. Ioannis Pauli II, Litt. encycl. Ecclesia de Eucharistia (17.IV.2003), 26: AAS 95 (2003), 451. [59] Ibidem, 27: AAS 95 (2003), 451. [60] Ibidem, 28: AAS 95 (2003), 451-452. [61] Ibidem, 29: AAS 95 (2003), 452-453. [62] Istruzione per lApplicazione delle Prescrizioni Liturgiche del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, 32. [63] Ioannis Pauli II, Litt. encycl. Ecclesia de Eucharistia (17.IV.2003), 34: AAS 95 (2003), 456. [64] Conc. Oecum. Vat. II, Const. dogm. de Ecclesia Lumen gentium, 26. [65] Ioannis Pauli II, Litt. encycl. Ecclesia de Eucharistia (17.IV.2003), 35: AAS 95 (2003), 457. [66] Cf. Conc. Oecum. Vat. II, Const. dogm. de Ecclesia Lumen gentium, 14. [67] Ioannis Pauli II, Litt. encycl. Ecclesia de Eucharistia (17.IV.2003), 38: AAS 95 (2003), 458-459. [68] Ibidem, 39: AAS 95 (2003), 459-460; cf. Congregationis pro Doctrina Fidei, Litt. Communionis notio (28.V.1992), 11: AAS 85 (1993), 844. [69] Ioannis Pauli II, Litt. encycl. Ecclesia de Eucharistia (17.IV.2003), 35: AAS 95 (2003), 457. [70] Cf. Conc. Oecum. Tridentin., Decr. de ss. Eucharistia, sess. XIII, cap. 1, De reali praesentia D.N.I. Christi in ss. Eucharistiae sacramento, cap. 2, De ratione institutionis ss. huius sacramenti: DS 1637-41; Can. 1-5: DS 1651-55. [71] Cf. ibidem, Decr. de ss. Eucharistia, sess. XIII, cap. 4, De Transsubstantiatione: DS 1642. [72] Cf. ibidem, Decr. de communione euch., sess. XXI: DS 1725-1734. [73] Cf. ibidem, Decr. de Missa, sess. XXII: DS 1738-1759. [74] Cf. ibidem, Decr. de ss. Eucharistia, sess. XIII, cap. 1, De reali praesentia D.N.I. Christi in ss. Eucharistiae sacramento: DS 1636-1637, cap. 2, De ratione institutionis ss. huius sacramenti: DS 1638. [75] Cf. ibidem, Decr. de Eucharistia, sess. XIII, cap. 5 - 8: DS 1643-1750; can. 1 - 3: DS 1751-1753. [76] Cf. Pii XII, Litt. encycl. Mediator Dei (20XI.1947), II: AAS 39 (1947), 547-552. [77] Cf. Conc. Oecum. Vat. II, Const. dogm. de Ecclesia Lumen gentium, 28. [78] Cf. Innocentii III, Professionem fidei Waldensibus praescriptam, DS 794; Conc. Oecum. Lateranens. IV, Definitionem contra Albigenses et Catharos: DS 802; Conc. Oecum. Tridentin., Decr. de Missa, sess. XXII, cap. 1, De institutione sacrosancti Missae sacrificii: DS 1740, can. 2: DS 1752. [79] Cf. Ioannis Pauli II, Litt. Ap. Dominicae Cenae (24.II.1980), 8: AAS 72 (1980), 127-130; Litt. encycl. Ecclesia de Eucharistia (17.IV.2003), 28-29: AAS 95 (2003), 451-453. [80] Cf. Conc. Oecum. Vat. II, Const. de sacra Liturgia Sacrosanctum concilium, 7; Decr. de activitate missionali Ecclesiae Ad gentes, 14. [81] Cf. Conc. Oecum. Vat. II, Const. dogm. de Ecclesia Lumen gentium, 3; Decr. de presbyterorum ministerio et vita Presbyterorum ordinis, 4-5. [82] Cf. Conc. Oecum. Vat. II, Const. dogm. de Ecclesia Lumen gentium, 17; Decr. de Oecumenismo Unitatis redintegratio, 2,15. [83] Cf. Pauli VI, Litt. encycl. Mysterium fidei (3.IX.1965), 17-25: AAS 57 (1965), 762-766. [84] S. Ignatii Antiocheni, Ad Smyrnenses 7, 1 : Patres Apostolici, F.X. Funk ed., Tübingen 1992, p. 230. [85] Cf. Pauli VI, Sollemnem Professionem fidei (30.VI.1968), 25: AAS (1968), 442-443. [86] Pauli VI, Litt. encycl. Mysterium fidei (3.IX.1965), 27: AAS 57 (1965), 766. [87] S. Leonis Magni, Sermo 2 in Ascensione, 61 (74), 4: SCh 74bis, 280-282. [88] De Mysteriis, 53: SCh 25bis, 186. [89] Cf. Congregationis pro Doctrina Fidei, Declarationem Dominus Jesus (6.VIII.2000), 16: AAS 92 (2000), 756-758. [90] De Trinitate, 8, 13: SCh 448, 396. [91] Ioannis Pauli II, Litt. encycl. Ecclesia de Eucharistia (17.IV.2003), 55: AAS 95 (2003), 470. [92] Ibidem, 10: AAS 95 (2003), 439. [93] Ibidem, 61: AAS 95 (2003), 473-474. [94] Ibidem, 12: AAS 95 (2003), 441. [95] Ibidem, 23: AAS 95 (2003), 448-449. [96] Ibidem, 11: AAS 95 (2003), 440-441. [97] Ad Ephesios, 20, 2: Patres Apostolici, F.X. Funk ed., Tübingen 1992, p. 190. [98] In epistulam ad Ephesios, 11, 3: PG 62, 83. [99] Cf. S. Cyrilli Alexandrini, De adoratione in spiritu et veritate, 11: PG 68, 761D. [100] Cf. Ioannis Pauli II, Litt. encycl. Ecclesia de Eucharistia (17.IV.2003), 30.44-45: AAS 95 (2003), 453-454, 462-463. [101] Ibidem, 61: AAS 95 (2003), 473-474. [102] Cf. Conc. Oecum. Vat. II, Decr. de Oecumenismo Unitatis redintegratio, 15. [103] Cf. Codicem Iuris Canonici, c. 844. [104] Cf. Conc. Oecum. Vat. II, Decr. de Oecumenismo Unitatis redintegratio, 22. [105] Cf. Ioannis Pauli II, Litt. encycl. Ecclesia de Eucharistia (17.IV.2003), 46: AAS 95 (2003), 463-464. [106] Cf. Conc. Oecum. Vat. II, Const. de sacra Liturgia Sacrosanctum concilium, 8; Ioannis Pauli II, Litt. encycl. Ecclesia de Eucharistia (17.IV.2003), 19: AAS 95 (2003), 445-446. [107] Tertulliani, Contra Marcionem, IV, 9, 9: SCh 456,124. [108] De divinis nominibus, 4, 7: PG 3, 701C. [109] S. Ioannis Chrysostomi, In epistulam I ad Corinthios, 24, 5: PG 61, 205s. [110] Ioannis Pauli II, Litt. encycl. Ecclesia de Eucharistia (17.IV.2003), 8: AAS 95 (2003), 437-438. [111] Conc. Oecum. Tridentin., Decr. de Eucharistia, cap. 3, De excellentia ss. Eucharistiae super reliqua sacramenta: DS 1639. [112] Cf. Conc. Florentin., Decr. pro Graecis: DS 1303, Decr. pro Armeniis: DS 1320, Conc. Oecum. Tridentin., Decr. de Eucharistia, sess. XIII, cap. 4, De Transsubstantiatione: DS 1642; etiam Institutionem Generalem Missalis Romani (20.IV.2000), 319-324. [113] Cf. Conc. Oecum. Tridentin., Decr. de Missa, sess. XXII, cap. 7, De aqua in calice offerendo vino miscenda: DS 1748. [114] Cf. Conc. Florentin., Decr. pro Armeniis: DS 1321; Decr. pro Iacobitis: DS 1352; Conc. Oecum. Tridentin., Decr. de Missa, sess. XXII, cap. 1, De institutione sacrosancti Missae sacrificii: DS 1740. [115] Cf. Conc. Oecum. Tridentin., Decr. de Missa, sess. XXII, cap. 1, De institutione sacrosancti Missae sacrificii: DS 1740; can. 2: DS 1752. [116] Cf. ibidem, cap. 7, De praeparatione, quae adhibenda est, ut digne quis s. Eucharistiam percipiat: DS 1646-1647, cap. 8, De usu admirabilis huius sacramenti: DS 1648-1650, can. 11: DS 1661. [117] Cf. Institutionem Generalem Missalis Romani (20.IV.2000) 19; Ioannis Pauli II, Litt. encycl. Ecclesia de Eucharistia (17.IV.2003), 52: AAS 95 (2003), 467-468. [118] Cf. Institutionem Generalem Missalis Romani (20.IV.2000), 199. [119] Istruzione per lApplicazione delle Prescrizioni Liturgiche del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, 57. [120] Cf. Institutionem Generalem Missalis Romani (20.IV.2000), cap. II. [121] Cf. ibidem, 51. [122] Cf. IX, 3: Audet, 323. [123] Cf. Ioannis Pauli II, Adhort. Ap. postsynod. Ecclesia in Europa (28.VI.2003), 13: AAS 95 (2003), 657-658. [124] Cf. Institutionem Generalem Missalis Romani (20.IV.2000), 67. [125] Cf. Conc. Oecum. Vat. II, Const. de sacra Liturgia Sacrosanctum concilium, 56. [126] Institutio Generalis Missalis Romani (20.IV.2000), 28. [127] Cf. ibidem, 73. [128] Cf. Theodori Andidensis, De divinae liturgiae symbolis ac mysteriis, 18: PG 140, 441C. [129] De Sacerdotio, VI, 11: SCh 272,340. [130] Cf. S. Germani Costantinopolitani, Historiam Ecclesiasticam et mysticam contemplationem: PG 98, 400C. [131] VIII, 12, 2: F.X.Funk ed., Paderborn 1905, I, 494. [132] De incomprehensibilitate Dei, 4, 5: SCh 28bis, 260. [133] Cf. S. Anastasii Synaitae, Orationem de sacra Synaxi: PG 89, 833BC. [134] Cf. S. Ioannis Chrysostomi, Homiliam in diem natalem Domini nostri Iesu Christi, 7: PG 49, 361. [135] Cf. S. Basilii Magni, Homiliam in psalmum 115: PG 30, 113B. [136] In epistulam II ad Corinthios, 18, 3: PG 61, 527. [137] Cf. N. Cabasilae, Commentarium in divinam liturgiam, 15, 2: SCh 4bis, 125. [138] Cf. Institutionem Generalem Missalis Romani (20.IV.2000), 72. [139] Ibidem, 93; etiam Catechismus Catholicae Ecclesiae, 1348. [140] Cf. Institutionem Generalem Missalis Romani (20.IV.2000), 79 d. [141] Cf. Catechismum Catholicae Ecclesiae, 1353. [142] Cf. Benedicti XII, Lib. Cum dudum (VIII.1341): DS 1017; Pii VII, Brev. Adorabile Eucharistiae (8.V.1822): DS 2718; Pii X, Ep. Ex quo, nono (26.XII.1910): DS 3556. [143] De Mysteriis, 52.54: SCh 25bis, 188. [144] De ecclesiastica hierarchia, 3, 9: PG 3, 464. [145] Cf. N. Cabasilae, Commentarium in divinam liturgiam, 48, 5: SCh 4bis, 271-273. [146] Cf. Institutionem Generalem Missalis Romani (20.IV.2000), 79g. [147] N. Cabasilae, Commentarium in divinam liturgiam, 42, 3: SCh 4bis, 241. [148] Cf. S. Ioannis Chrysostomi, In epistulam ad Philippenses, 3,4: PG 62, 204. [149] Cf. Catechismum Catholicae Ecclesiae, 1384-1390. [150] Cf. Constitutiones Apostolicas, VIII, 12, 39: F. X. Funk, ed., Paderborn 1905, I, 510, et Anaphoras alexandrinas Marci, Serapionis, Basilii copti. [151] Cf. Conc. Oecum. Tridentin., Decr. de Missa, sess. XXII, cap. 6, De Missa, in qua solus sacerdos communicat: DS, 1747, can. 8: DS, 1758. [152] Cf. Institutionem Generalem Missalis Romani (20.IV.2000), 80. [153] Ibidem, 81. [154] Pseudo Chrysostomi, De proditione Iudae, 1, 6 : PG 49, 381. [155] Cf. ibidem, 381-382. [156] N. Cabasilae, Commentarium divinae liturgiae, 12, 8: SCh 4bis, 111. [157] Constitutiones Apostolicae, II, 20, 10: F.X. Funk ed., Paderborn 1905, I, 77. [158] S. Basilii Magni, Homilia in psalmum, 33, 10: PG 29, 376. [159] VIII, 11, 9-10: F. X. Funk ed., Paderborn 1905, I, 494. [160] Cf. S. Maximi Confessoris, Mystagogiam, 13: PG 91, 691. [161] Cf. Institutionem Generalis Missalis Romani (20.IV.2000), 82. [162] In epistulam I ad Corinthios, 24, 2: PG 61, 200. [163] Cf. S. Germani Costantinopolitani, Historiam ecclesiasticam et mysticam contemplationem: PG 98, 449B. [164] Cf. S. Ioannis Damasceni, In epistulam ad Zachariam ep. de immaculato corpore, 5 : PG 95, 409. [165] N. Cabasilae, Commentarium divinae liturgiae, 36, 1: SCh 4bis, 223. [166] Cf. Catechismum Catholicae Ecclesiae, 2120. [167] X, 6: Audet, 236. [168] Cf. Institutionem Generalis Missalis Romani (20.IV.2000), 84. [169] Cf. ibidem, 282. [170] Cf. Istruzione per lApplicazione delle Prescrizioni Liturgiche del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, 59. [171] Thomae a Celano, Vita Seconda, 201(789): Fonti Francescane, Padova 1980, 713. [172] De vita in Christo, IV, 26: SCh 355, 288. [173] Cf. Institutionem Generalis Missalis Romani (20.IV.2000), 17. 89. [174] Cf. Istruzione per lApplicazione delle Prescrizioni Liturgiche del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, 30. [175] Cf. Ioannis Pauli II, Ep. Ap. Novo millennio ineunte (6.I.2001), 33: AAS 93 (2001), 289-290. [176] Cf. De Spiritu Sancto, V, 10 : SCh 17bis, 280. [177] Cf. Conc. Oecum. Vat. II, Const. de sacra Liturgia Sacrosanctum concilium, 48. [178] Cf. Catechismum Catholicae Ecclesiae, 1135-1186. [179] Ioannis Pauli II, Litt. encycl. Ecclesia de Eucharistia (17.IV.2003), 52: AAS 95 (2003), 467-468. [180] Cf. Catechesin illuminandorum, 18, 24: PG 33, 1046. [181] Institutio Generalis Missalis Romani (20.IV.2000), 92. [182] Ibidem, 93 ; cf. 84. [183] Cf. ibidem, 95. [184] Ibidem, 288. [185] Ibidem, Prooemium, 3. [186] Cf. Ioannis Pauli II, Litt. encycl. Ecclesia de Eucharistia (17.IV.2003), 49: AAS 95 (2003), 465-466. [187] Cf. Istruzione per lApplicazione delle Prescrizioni Liturgiche del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, 34. [188] Ibidem, 66. [189] Cf. Fonti Francescane, I, Testamento, 13: 114; Lettere 208, 224. [190] Ioannis Pauli II, Discorso ai partecipanti al Convegno Internazionale di Musica Sacra (25-27.I.2001): AAS 93 (2001), 351; cf. Lett. Ap. Spiritus et Sponsa (4.XII.2003), 4: LOsservatore Romano (7.XII.2003), 7. [191] Conc. Oecum. Vat. II, Const. de sacra Liturgia Sacrosanctum concilium, 122. [192] Ioannis Pauli II, Litt. encycl. Ecclesia de Eucharistia (17.IV.2003), 49: AAS 95 (2003), 465-466. [193] Istruzione per lApplicazione delle Prescrizioni Liturgiche del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, 107. [194] Institutio Generalis Missalis Romani (20.IV.2000), 295. [195] Cf. ibidem, 215. [196] Cf. ibidem, 297. [197] Cf. ibidem, 304. [198] Cf. Istruzione per lApplicazione delle Prescrizioni Liturgiche del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, 103. [199] Cf. Institutionem Generalem Missalis Romani (20.IV.2000), 296. [200] Cf. ibidem, 273. [201] Catechismus Catholicae Ecclesiae, 1383. [202] Institutio Generalis Missalis Romani (20.IV.2000), 310. [203] Ibidem. [204] Istruzione per lApplicazione delle Prescrizioni Liturgiche del Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, 108. [205] Catechesis mystagogica, 5, 22: SCh 126bis, 172. [206] Ioannis Pauli II, Litt. encycl. Ecclesia de Eucharistia (17.IV.2003), 25: AAS 95 (2003), 449-450. [207] Per il culto eucaristico rinnovato dopo il Concilio Vaticano II si vedano: Eucharisticum Mysterium, Istruzione della Congregazione dei Riti e del Consilium approvata e confermata da Paolo VI (25 maggio 1967): EV., vol. II, 1084-1153; Eucharistiae Sacramentum, col quale la Congregazione per il Culto divino ha fatto la revisione del Ritus de Sacra Communione et de cultu mysterii eucharistici extra Missam (21 giugno 1973): ibidem, vol. IV, 1624-1659; Inaestimabile Donum, della Congregazione per il Culto divino su Alcune norme relative al culto eucaristico (3 aprile 1980): cf. ibidem, vol. VII 282-303. [208] De Spiritu Sancto, 9, 22: SCh 17bis, 324. [209] Cf. Institutionem Generalem Missalis Romani (20.IV.2000), 45. [210] Cf. ibidem, 76 ; 278-280. [211] Cf. ibidem, 276-277. [212] Cf. ibidem, 274-275. [213] Cf. Ioannis Pauli II, Litt. encycl. Ecclesia de Eucharistia (17.IV.2003), 10: AAS 95 (2003), 439. [214] Cf. Congregationis de Cultu Divino et Disciplina Sacramentorum, Direttorio su pietà popolare e liturgia, ed. Vaticana 2002, n. 160-165. [215] Ioannis Pauli II, Litt. encycl. Ecclesia de Eucharistia (17.IV.2003), 25: AAS 95 (2003), 449-450. [216] Cf. ibidem, 34: AAS 95 (2003), 456. [217] Catechesis mystagogica, 4, 1: SCh 126bis, 134. [218] In epistulam I ad Timotheum, 15, 4: PG 62, 586. [219] Exhortatio ad Theodorum lapsum, 1: PG 47, 278. [220] Cf. Summam Theologiae, III, 79, 1. [221] Cf. Conc. Oecum. Tridentin., Decr. de Eucharistia, sess. XIII, cap. 2, De ratione institutionis ss. huius sacramenti: DS 1638. [222] S. Ioannis Chrysostomi, In Genesin, 17, 2: PG 53, 136. [223] Innocentii III, Ep. Cum Marthae circa ad Ioannem quondam archiep. Lugdun. (29.XI.1202): DS 783. [224] Cf. Summam Theologiae, III, 73, 6. [225] Conc. Oecum. Vat. II, Const. dogm. de Ecclesia Lumen gentium, 26. [226] Cf. Ioannis Pauli II, Litt. encycl. Ecclesia de Eucharistia (17.IV.2003), 35: AAS 95 (2003), 457. [227] Cf. Conc. Oecum. Tridentin., Decr. de Eucharistia, sess. XIII, cap. 2, De ratione institutionis ss. huius sacramenti: DS 1638; cap. 8, De usu admirabilis huius sacramenti: DS 1649. [228] Cf. Ioannis Pauli II, Litt. encycl. Ecclesia de Eucharistia (17.IV.2003), 17: AAS 95 (2003), 444-445. [229] Ibidem, 18: AAS 95 (2003), 445. [230] Cf. Ad Diognetum, V, 5.9.11; VI, 1-2.7: Patres Apostolici, F.X. Funk ed., Tübingen 1992, p. 312-314. [231] Cf. Orationem post Communionem I Dominicae Adventus, Missale Romanum, Typis Vaticanis 2002, 121. [232] Cf. Ioannis Pauli II, Litt. encycl. Ecclesia de Eucharistia (17.IV.2003), 62: AAS 95 (2003), 474-475. [233] Ibidem, 20: AAS 95 (2003), 446-447. [234] Ad Magnesios, 9, 1: Patres Apostolici, F.X. Funk ed., Tübingen 1992, 196. [235] Cf. Ioannis Pauli II, Litt. encycl. Ecclesia de Eucharistia (17.IV.2003), 41: AAS 95 (2003), 460-461. [236] I Apologia, 67, 6: Corpus Apologetarum Christianorum Secundi Saeculi, vol. I, pars 1, Wiesbaden 1969, 186-188. [237] Cf. Conc. Oecum. Vat. II, Decr. de activitate missionali ecclesiae Ad gentes, 39. [238] Cf. ibidem, 36. [239] Ibidem, 9. [240] Cf. Catechismum Catholicae Ecclesiae, 1391-1405. [241] Ioannis Pauli II, Litt. encycl. Ecclesia de Eucharistia (17.IV.2003), 55: AAS 95 (2003), 470. [242] Catechismus Catholicae Ecclesiae, 1327. [243] Cf. ibidem, partem II, sess. I, cap. II. [244] Ioannis Pauli II, Litt. encycl. Ecclesia de Eucharistia (17.IV.2003), 22: AAS 95 (2003), 448. *** © Copyright 2004
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